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Consob: nelle società quotate cresce attenzione per sostenibilità

Presenza femminile nei CdA ai nuovi massimi

Economia
Consob: nelle società quotate cresce attenzione per sostenibilità
(Teleborsa) - Aumenta l'attenzione per la sostenibilità -parola che diventa di uso sempre più quotidiano - da parte delle società quotate italiane, seppur resta basso in assoluto il numero di società che hanno pubblicato la DNF - dichiarazione di carattere non finanziario. E' quanto emerge dal Rapporto annuale della Consob sulla corporate governance delle società italiane quotate in Borsa.

A fine 2018, 33 società hanno collegato le remunerazioni variabili degli amministratori delegati ai cosiddetti parametri Esg (Environment, Social, Governance) e nel corso dell'anno è passato da 45 a 54 il numero di società che affidano a un comitato la supervisione delle questioni di sostenibilità.

Presenza femminile nei CDA delle quotate ai nuovi massimi - Al termine dell'ultima stagione assembleare (giugno 2019), la presenza femminile negli organi sociali delle imprese quotate italiane ha registrato nuovi massimi, superando rispettivamente il 36% e il 39% degli incarichi di amministrazione e di controllo, segnala ancora il Rapporto.

La dinamica è riferibile in larga misura alla Legge 120/2011 che ha imposto un criterio di genere per la composizione degli organi sociali per i tre rinnovi successivi all'agosto 2012 (riservando un quinto dei posti al genere meno rappresentato per il primo rinnovo e un terzo dei posti per il secondo e il terzo rinnovo.

In Borsa si conferma in calo il numero di società che emettono azioni di risparmio,
pari a 14 a fine 2018, mentre aumenta il numero di emittenti che hanno introdotto il voto maggiorato.

Solo 13 le "public company" - A fine 2018 la maggioranza delle società quotate italiane mostra, come di consueto, assetti proprietari concentrati, essendo controllate di diritto in 123 casi, da un azionista che detiene una quota di capitale inferiore al 50% in 57 casi e attraverso patti parasociali di controllo in 23 casi. Possono essere definiti a proprietà dispersa solo 13 emittenti, prevalentemente di grandi dimensioni e con una capitalizzazione complessiva pari a poco più di un quinto di quella di mercato.
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