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UPB scettica sulle stime di crescita del PIL nel 2021: pesa il calo del IV trimestre 2020

Per l'Ufficio Parlamentare di Bilancio dubbi anche su stima della retroazione fiscale del NGEU, evoluzione debito/PIL e assegno unico.

Economia
UPB scettica sulle stime di crescita del PIL nel 2021: pesa il calo del IV trimestre 2020
(Teleborsa) - Flessione del PIL per il 2020 confermata al 9%, maggiori perplessità invece sulle previsioni per il 2021 del Governo su una crescita del 6%. È quanto affermato nel “Rapporto sulla politica di bilancio 2021” pubblicato oggi dall'Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB).

"Se, in sede di validazione del quadro macroeconomico della NADEF, l’UPB aveva prefigurato un aumento del PIL nel 2021 simile a quello indicato dal Governo – si legge nel rapporto – la battuta d’arresto che si delinea per questo trimestre è tale da ridurre l’effetto di trascinamento sul prossimo anno – e quindi la prospettiva di crescita – per almeno un punto percentuale".

Per quel che riguarda gli effetti della pandemia sull’economia e sulla finanza pubblica nel 2020, il rapporto rileva come questi abbiano interrotto il graduale miglioramento dei conti pubblici registrato negli esercizi passati, condizionandone fortemente gli andamenti. "Secondo le stime ufficiali, il deficit delle Amministrazioni pubbliche (PA), dopo essere stato pari all’1,6% del PIL nel 2019, è atteso per il 2020 a un livello leggermente superiore al 10,8% mentre il debito dovrebbe salire dal 134,7% del prodotto del 2019 al 158%", sottolinea il rapporto.

Secondo quanto calcolato da UPB, complessivamente le quattro Relazioni al Parlamento presentate quest'anno dal Governo per richiedere di autorizzare maggiore indebitamento avranno un impatto complessivo stimato sull’indebitamento netto della PA pari a 113,6 miliardi, "ma si riduce effettivamente a un impatto di 108,2 miliardi considerando i 5,4 miliardi di utilizzi dei risparmi sugli scostamenti autorizzati dal Parlamento". Il peggioramento, spiega UPB, è dovuto per 90,1 miliardi a un aumento delle uscite nette – principalmente di natura corrente (74,2 miliardi) – e per 23,4 miliardi a minori entrate nette.

Per quel che riguarda il triennio 2021-23, secondo le previsioni della NADEF, l’indebitamento netto programmatico dovrebbe collocarsi al 7% del PIL nel 2021, per poi ridursi al 4,7% nel 2022 e sotto la soglia del 3% nel 2023. Nel rapporto UPB mostra perplessità anche riguardo ai saldi di bilancio programmatici che "mostrano un progressivo miglioramento riconducibile a risorse di copertura in larga misura riconducibili agli effetti della retroazione fiscale, che vengono stimate dal Governo per il biennio 2022-23 pari rispettivamente allo 0,7 a all’1,1 per cento del PIL".

Come spiega l'organismo indipendente di controllo l'inclusione di entrate connesse con la retroazione fiscale dipende dalla presenza nel quadro programmatico dell’impiego dei fondi europei del programma NGEU, "che indurrebbero un impatto espansivo sulla dinamica del PIL e di retroazione sulle grandezze di finanza pubblica". Tali stime, però, risultano "fondate su un quadro tuttora incerto sulla tempistica dell’utilizzo dei fondi europei e innestate su andamenti tendenziali, del PIL e dei conti pubblici, caratterizzati da grande incertezza".

Per tali ragioni, UPB definisce "ottimistica" la stima della retroazione fiscale contenuta nel disegno della legge di Bilancio, in particolar modo per quel che riguarda il 2023, "anno in cui la stima del DDL di bilancio risulta sovrastimata di almeno un quarto". Ciò che si mette in evidenza nel rapporto è, infatti, che l’evoluzione delle grandezze di finanza pubblica per il prossimo triennio è strettamente legato a previsioni macroeconomiche "soggette a rischi ancora orientati al ribasso". E il maggior rischio, secondo UPB, per l'andamento di deficit e debito è la decisione "di affidare a tali stime il finanziamento di misure, di aumento delle spese o di riduzione delle entrate, con effetti di carattere permanente, che esigerebbero coperture strutturali a regime".

Secondo il quadro programmatico della NADEF, confermato nel DPB, il rapporto tra il debito e il PIL è previsto in riduzione a partire dal 2021, passando dal 155,6 per cento atteso per il prossimo anno al 153,4 per cento nel 2022 e al 151,5 per cento nel 2023. Ma nel documento di UPB i dubbi riguardano anche questo punto, ipotizzando che, dopo una prima discesa nel 2021, il rapporto tra debito e PIL possa tornare a crescere nel 2022.

L'ultimo capito del rapporto è invece dedicato alle "valutazioni qualitative e quantitative delle principali misure contenute nella manovra e dei loro effetti su categorie e settori interessati". In questo caso le perplessità dell'UPB si concentrano sul disegno di legge delega in discussione in Parlamento che fissa criteri generali per il complessivo riassetto degli strumenti a sostegno dei carichi di famiglia. Per l'Ufficio Parlamentare di Bilancio, infatti, "il disegno di legge delega non specifica, tuttavia, i criteri puntuali per il disegno dell’assegno per quanto riguarda sia la sua entità sia la relazione con l’ISEE (che costituisce criterio di selettività per il nuovo strumento)", suggerendo che il "beneficio netto medio" corrisponderebbe a circa mille euro per famiglia ma sottolineando anche il rischio che per una quota non trascurabile di famiglie i benefici attuali possano risultare maggiori di quelli derivanti dal nuovo assegno unico.
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