(Teleborsa) - "Oggi, di fronte alla
pandemia, si è registrata una
svolta in due sensi: in quello delle
politiche, delle policies, nella scelta di una via di sviluppo, potremmo dire keynesiana, di rilancio degli investimenti e della iniziativa di un grande piano come
EU Next Generation che non è soltanto quantitativamente imponente ma è anche importante per le finalità che si propone. Esso è esplicitamente indirizzato a una grande
riconversione verde dell'economia europea e alla riduzione delle disuguaglianze: questi temi vanno considerati insieme, il contenuto ambientale e il contenuto sociale. L'altro senso della
svolta europea, altrettanto importante, è quello della
integrazione politica". Così
Massimo D'Alema in una lunga intervista - realizzata da Marco Emanuele - a
The Science of Where Magazine, diretto da Emilio Albertario.
"Quando
l'Europa si fa carico di un debito europeo per finanziare lo sviluppo (ricordiamo che, in parte, questo Recovery Fund è alimentato dal debito europeo) - sottolinea l'ex Premier- si tratta di un atto
fortissimo di sovranità europea. Contrariamente alla ventata nazionalista e sovranista che ha percorso l'Europa, non solo gli Stati Uniti,
oggi abbiamo una Europa molto più fortemente integrata. Non c'è il minimo dubbio che il nesso tra
Italia e Europa si sia molto rafforzato: si tratta di un
nesso inscindibile. Se l'Europa non avesse avuto la
forza della solidarietà, il vincolo si sarebbe allentato in modo drammatico. Oggi, per l'Italia, il ruolo della
Banca Centrale europea e dei fondi europei è la conditio s
ine qua non per lo sviluppo del Paese". Invitato poi dal giornalista a una riflessione "
sull'importanza del fattore tecnologico e dell'innovazione sia all'interno del Recovery europeo e italiano sia nel rapporto strategico con un colosso come la Cina", osserva: "Non c'è dubbio che
l'esperienza della pandemia abbiamo fatto fare un salto di qualità alla digitalizzazione del mondo. Viviamo una esperienza di massa legata allo
smart working, alle conferenze e alle riunioni online, persino con un processo di acculturazione. Gli
strumenti tecnologici sono entrati nella nostra vita e l'hanno profondamente cambiata. Un Paese come l'Italia deve investire le risorse del
Recovery Fund innanzitutto per compiere un salto tecnologico: il che significa ammodernare lo Stato e, nello stesso tempo, fare un
salto di competitività nel sistema produttivo".