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Cernobbio, primo faccia faccia tra leader: ecco cosa hanno detto

Da Letta a Meloni, passando per Salvini, Calenda e Conte: una sfida a suon di battute sul Pnrr e sulle sanzioni alla Russia.

Economia, Politica
Cernobbio, primo faccia faccia tra leader: ecco cosa hanno detto
(Teleborsa) - E' stato il Forum Ambrosetti di Cernobbio il "terreno di scontro" sul quale si sono confrontati i leader dei partiti in vista delle ormai prossime elezioni del 25 settembre: da Letta a Meloni, passando per Salvini, Calenda e Conte.



Una sfida a suon di battute sul Pnrr e sulle sanzioni alla Russia. Da Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia,
ci si aspettava un discorso per rassicurare il mondo dell'economia e non ha deluso le attese soffermandosi in particolare su temi economici e politica internazionale, spiegando le sfumature delle sue posizioni nei confronti della Ue, dove tutti gli Stati "difendono i loro interessi", giusto quindi che anche l'Italia lo faccia. Nel ribadire il no allo scostamento di bilancio, propone di fare subito in Italia, senza aspettare l'Europa, lo scorporo del costo del gas e dell'elettricità. E ripete che "non può essere una eresia dire che il Pnrr non può essere perfezionato: è previsto nella norma".

Enrico Letta
, di casa in quel di Cernobbio dal 1999, dice che il voto al Pd è "l'unico" per evitare che venga eletto il "blocco della destra". E che il debito italiano è "un problema a livello europeo" e per l'Italia è "meglio avere un governo che sta nella serie A con Francia, Germania, Spagna" che uno che va "con la serie B Polonia, Ungheria". Quindi, spiega il segretario Pd, meglio il governo del centrosinistra per cui il Pnrr è "la stella polare. Si può discutere, ma diciamo 'no' alle rinegoziazioni. Al contrario "se vincesse la destra il 25 settembre sera brinderebbe in primo luogo Putin, poi Orban e poi Trump".

Matteo Salvini
"armato" di slides torna a parlare di flat tax, propone di spostare a Milano il ministero dell'Innovazione e soprattutto, dopo le polemiche, spiega la sua posizione critica sulle sanzioni verso la Russia, che considera deleterie per la nostra economia. "Andiamo avanti con le punizioni per l'aggredito, ma proteggendo i nostri lavoratori. Vincere le elezioni ereditando un Paese in ginocchio non sarebbe una grande soddisfazione". "Spero quindi che Bruxelles nelle prossime ore attui lo scudo".


Tajani,
invece, chiude all'ipotesi di possibili governi allargati post voti assicurando che il centrodestra è unito e Forza Italia rimarrà nell'alleanza.

Giuseppe Conte,
l'unico non in presenza, in videocollegamento da Napoli, difende il reddito di cittadinanza che Meloni definisce "un fallimento" e che invece per lui sarebbe "folle abolire" perché ne va della coesione sociale. Chiede che l'inflazione non sia una scusa per "politiche di austerity" e considera l'extra debito un'arma per "proteggere il tessuto sociale e imprenditoriale".

Ma l'impressione è che la "sorpresa" sia Calenda che raccoglie più applausi di tutti. L'obiettivo dichiarato del leader di Azione è "spezzare il bipopulismo che spacca l'Italia", punta ad un "governo più largo possibile" ma fissa alcuni paletti: "Forza Italia non può candidarsi ad essere "una forza centrale e liberale" perché "ha sfiduciato Draghi" e affonda Salvini he se ne andava "per il Parlamento europeo con la maglietta di Putin". Ora - ribadisce - ci vuole una "agenda di buon senso", perché stanno arrivando "gli tsunami energia e tassi".


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