(Teleborsa) -
E' stato finalmente raggiunto il faticoso
accordo sulla gestione della CO2 in Europa, dopo un weekend di negoziati, ma l'intesa raggiunta spiana la strada per la decarbonizzazione e per la neutralità climatica della Ue entro metà secolo.
I Ventisette hanno detto
si all'applicazione ed all'estensione dell'Emissions Trading System (Ets), il sistema attivi dal 2005 che funziona in base al principio
"chi inquina paga". In sostanza viene dato un valore (costo) alle emissioni ed in base a queste le imprese dovranno pagare per inquinare. La grande novità è che il sistema non varrà solo per industria ed energia, ma
verrà esteso ai trasporti via mare e su gomma, al riscaldamento e, in seguito, anche agli inceneritori.
Via libera anche alla
creazione di un Fondo sociale per il clima, con una dotazione di
oltre 86 miliardi di euro, cui l'Ue e gli Stati potranno far ricorso per le misure contro il caro energia e per erogare aiuti diretti alle famiglie. Il Fondo
partirà nel 2026 con 65 miliardi di risorse Ue e cofinanziamento nazionale fino al 25%, per raggiungere gli 86,7 miliardi al 2032.
Con l'ETS e il Fondo
arriva anche la Carbon tax, ovvero un sistema di
tassazione sulle importazioni dell'Ue che consentirà di applicare il
prezzo della CO2 ai prodotti acquistati all'estero di determinati settori, in modo da rendere competitive le imprese europee con i prodotti importati da Paesi dove le politiche sul clima sono meno rigorose. Una tassa che consentirà di
correggere distorsioni come la delocalizzazione delle imprese e la conseguente perdita di posti di lavoro. Con l'entrata in vigore di questo sistema,
viene meno l'altro meccanismo anti-delocalizzazione già vigente, che si basa su
permessi di emissione gratuita. L'accordo sulla Carbon Tax è stato più faticoso da raggiungere, in particolare alcuni dettagli, come le tempistiche della sua entrata a regime che
sarà molto graduale dal 2026 al 2034.
Entro il 2030, in particolare, la grande
industria ed il settore energetico dovranno
diminuire le emissioni del 62% rispetto a quando il sistema ha iniziato a funzionare nel 2005 (al momento siamo al 43%). Le
compagnie di navigazione pagheranno per le emissioni di CO2, metano e protossido di azoto
dal 2026, mentre le
compagnie di trasporto su strada pagheranno per le emissioni connesse al carburante alla pompa e gli
edifici per il combustibile da riscaldamento a partire
dal 2027. Il sistema in questi due ultimi casi dovrebbe gravare sui fornitori di carburante e non sulle famiglie, ma gli aumenti saranno inevitabili e, se dovessero rivelarsi insostenibili, l'entrata in vigore del sistema sarà rimandata di un anno.