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Carburanti, il governo indaga su speculazione. Gestori: improbabile caccia alle streghe

Economia
Carburanti, il governo indaga su speculazione. Gestori: improbabile caccia alle streghe
(Teleborsa) - Proseguono le proteste dopo la decisione del governo di non prorogare il taglio delle accise dal prezzo della benzina anche a gennaio. Secondo l'elaborazione di Quotidiano Energia dei dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Mimit aggiornati alle 8 di ieri 8 gennaio, il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self è 1,821 euro/litro (1,814 il dato del 5 gennaio), con i diversi marchi compresi tra 1,816 e 1,835 euro/litro (no logo 1,819). Il prezzo medio praticato del diesel self è a 1,879 euro/litro (contro 1,875), con le compagnie tra 1,877 e 1,883 euro/litro (no logo 1,877).

Per quel che riguarda invece il servito, per la benzina il prezzo medio praticato è 1,965 euro/litro (1,955 il valore del 5 gennaio) con gli impianti colorati con prezzi tra 1,922 e 2,030 euro/litro (no logo 1,873). La media del diesel servito è 2,023 euro/litro (contro 2,016), con i punti vendita delle compagnie con prezzi medi compresi tra 1,968 e 2,087 euro/litro (no logo 1,929). I prezzi praticati del Gpl si posizionano tra 0,797 e 0,814 euro/litro (no logo 0,779). Infine, il prezzo medio del metano auto si colloca tra 2,213 e 2,599 (no logo 2,282).

Secondo i calcoli del Codacons il pieno di benzina oggi costa 8,9 euro in più rispetto a quanto costava a fine dicembre che stima una maggiore spesa su base annua di circa 214 euro ad automobilista. "Al di là dei casi limite registrati nelle isole o su alcune tratte autostradali, dove i listini si avvicinano anche ai 2,5 euro al litro – afferma il Codacons in una nota – è evidente che qualcosa non torna sul fronte dei prezzi alla pompa". "Il rialzo di benzina e gasolio era ampiamente atteso come effetto dell'aumento delle accise – ha aggiunto il presidente Carlo Rienzi –, ma al netto della maggiore tassazione la componente di prezzo che non risente di Iva e accise avrebbe dovuto scendere per effetto del forte calo delle quotazioni del petrolio, sceso in questi giorni abbondantemente sotto gli 80 dollari al barile. Non si capisce poi come due pompe dello stesso marchio, ma ubicate in zone diverse, possano vendere lo stesso carburante con differenze di prezzo di anche 20 centesimi di euro".

Su queste segnalazioni si muove il governo. Il ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha dato mandato alla Guardia di finanza, Nucleo speciale beni e servizi, di effettuare un monitoraggio per accertare eventuali speculazioni tra prezzo di acquisto e momento degli acquisti e vendita, con le accise ora a livello pieno. Mentre il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, ha dato mandato a Benedetto Mineo, Garante per la sorveglianza sui prezzi, di monitorare la dinamica dei prezzi e ha deciso di convocare per la prossima settimana anche le associazioni dei consumatori che hanno presentato denunce in procura sui rincari.

Di diverso avviso sono le associazioni che riuniscono i gestori degli impianti di distribuzione carburanti. "Quando diventa difficile dare riposte, allora il Governo si rifugia in un'improbabile caccia alle streghe, cercando il colpevole delle malefatte sul prezzo dei carburanti", si legge in una nota di dell'associazione di categoria Fegica. "Ovviamente, la scelta più facile è quella di partire dall'ultimo anello della catena: i gestori che con un margine di 3 centesimi al litro (ed un prezzo fissato dalle compagnie) sono i guardiani della fede pubblica". Per il governo, aggiunge Fegica, però "sembra più facile controllare una categoria di microimprese, che indagare sui veri problemi che determinano, a monte, queste situazioni. C'era forse qualche illuso che poteva immaginare come il ritorno alla condizione precedente allo sconto Draghi introdotto a marzo 2022, avvenisse senza alcun contraccolpo?".

Nel frattempo Susini Group, studio di Firenze che opera nella consulenza del lavoro, ha calcolato che la decisione del governo Meloni di cancellare il taglio delle accise sui carburanti dal primo gennaio 2023 porterà nelle casse dello Stato oltre 11 miliardi in un anno ma aggraverà quelle delle aziende per oltre 6,6 miliardi. "Le aziende maggiormente penalizzate saranno sicuramente quelle del trasporto. Aziende che difficilmente riusciranno a ribaltare l'aumento del carburante al cliente, in virtù di accordi già contrattualizzati, e che si troveranno a erodere gli utili o, nella maggior parte dei casi, ad avere perdite in bilancio che potrebbero mettere a serio rischio il corretto svolgimento delle loro attività", ha sottolineato Susini Group.






(Foto: bizoon | 123RF)
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