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S&P valuta l'impatto della guerra in Israele sul settore turistico e sul PIL

Economia
S&P valuta l'impatto della guerra in Israele sul settore turistico e sul PIL
(Teleborsa) - Quale impatto avrà la guerra in Israele sul turismo dell'area del Medio Oriente e del Nord Africa? E come conseguenza quale sarà l'impatto sulle economie coinvolte? Uno studio di S&P Global Ratings intitolato "Il turismo MENA probabilmente subirà un colpo dalla guerra Israele-Hamas" segnala che la guerra, oltre al sacrificio di vite umane ed ai danni infrastrutturali, potrebbe avere impatti pesanti anche sul turismo e danneggiare il PIL dell'Area. Un’escalation potrebbe poi aprire ulteriori fronti nella regione.

Guardando esclusivamente all'impatto sul turismo, S&P ritiene che Libano, Egitto e Giordania siano i più esposti, a causa della loro posizione geografica di prossimità e della possibilità che alcuni aspetti del conflitto si espandano oltre i confini. L'anno scorso, il turismo ha contribuito per il 26% alle entrate correnti del Libano. Per la Giordania e l'Egitto la cifra è stata del 21% e del 12%, mentre per Israele del 3%. La stima deriva dai risultati di un'analisi di scenario, in cui viene verificato l’impatto finanziario di una perdita del 10%, 30% o 70% delle entrate turistiche in ciascun paese.

Il settore del turismo è un grande serbatoio di lavoro in Medioriente e un’importante fonte di acquisizione di valuta estera. Il turismo a livello globale ha registrato una robusta ripresa nel 2023, in particolare in Medio Oriente e, secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite, la regione ha ricevuto il 20% di turisti in più nei primi sette mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2019, attestando questa regione come l'unica che ha superato i livelli pre-pandemici.

Il turismo, secondo S&P, è solo uno dei settori esposti a rischi. I probabili impatti della guerra includono i danni alle infrastrutture, il deflusso di portafogli e depositi dei non residenti e una riduzione degli investimenti diretti esteri.

L’aumento delle proteste nei paesi coinvolti potrebbe anche esacerbare l’instabilità sociale ed i rischi politici. Inoltre, un ulteriore aggravamento della crisi umanitaria a Gaza o una grave escalation in Cisgiordania potrebbero portare a una nuova ondata di flussi di rifugiati che graverebbero sulle economie della regione. Ciò potrebbe compromettere i parametri fiscali e creditizi della regione.

Un conflitto prolungato, poi, potrebbe portare a una significativa perdita di PIL e di entrate in valuta estera in tutta l’area, anche se questo potrebbe essere in qualche modo mitigato dal potenziale sostegno dei donatori internazionali.




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