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Rapporto ASviS: Manovra è insoddisfacente, non attua Strategia Sviluppo sostenibile

L'appuntamento di oggi dedicato alle sfide economiche dello Sviluppo Sostenibile

Economia, Sostenibilità
Rapporto ASviS: Manovra è insoddisfacente, non attua Strategia Sviluppo sostenibile
(Teleborsa) - Prosegue il ciclo di incontri organizzato dall’ASviS per confrontarsi sui contenuti e le proposte del Rapporto annuale 2023 "L'Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile" che vedono rappresentanti delle istituzioni e stakeholder. Quattro incontri, in diretta streaming dalla Clubhouse di Montecitorio, grazie alla collaborazione con CEOForLife, dedicati ognuno a una delle quattro dimensioni della sostenibilità: istituzionale, sociale, ambientale ed economica. Già svolti quelli istituzionale e sociale, oggi alle 17 è stata la volta di quello delle sfide economiche. Nel corso dell’ASviS Live svoltosi oggi a Roma, esponenti di istituzioni, politica e società civile si sono confrontati sulla dimensione economica dello sviluppo sostenibile, partendo proprio dai contenuti del Policy brief e del Rapporto ASviS 2023 pubblicato il 19 ottobre.


"Il Disegno di Legge di Bilancio 2024 appare fortemente insoddisfacente in quanto non contribuisce ad attuare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile approvata dal Governo Meloni due mesi fa, non fa chiarezza sulle fonti di finanziamento per gli investimenti che l’Esecutivo intende escludere dal PNRR e non ridurrà le disuguaglianze che caratterizzano il nostro Paese". È quanto emerge dal Policy brief pubblicato oggi dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), in cui si afferma che "il DDL appare caratterizzato da una sostanziale inadeguatezza a stimolare una dinamica economica positiva in presenza di forti e numerose tensioni geopolitiche. Inoltre, il provvedimento non contribuisce a portare il Paese su un percorso di sviluppo sostenibile capace di affrontare in modo determinato le grandi sfide che abbiamo davanti, dalla transizione ecologica giusta alla riduzione delle disuguaglianze".

All’incontro, introdotto e coordinato da Enrico Giovannini, Direttore scientifico dell’ASviS, presenti anche Massimo Garavaglia, Presidente della Commissione finanze e tesoro del Senato, Maria Cecilia Guerra, Deputata e responsabile delle politiche del lavoro del Partito Democratico, Maurizio Leo, Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanna Melandri, Presidente di Social Impact Agenda per l’Italia, Raffaella Paita, Senatrice e coordinatrice di Italia Viva.

"Analizzando il DDL colpisce l’assenza di una strategia per uno sviluppo sostenibile di medio e lungo termine – sottolinea Enrico Giovannini – in totale contraddizione con la nuova Strategia adottata dal Governo il 18 settembre e con l’impegno assunto all’ONU lo stesso giorno di predisporre un ‘Piano di accelerazione’ per conseguire gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Dei 24 miliardi di euro di manovra, quasi due terzi (15,9 miliardi di euro) sono in deficit e dunque a carico delle future generazioni. Il tema della fiscalità ambientale è totalmente assente, mentre ci sarebbero ampie opportunità per trasformare i Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) in Sussidi Ambientalmente Favorevoli (SAF) e così sostenere lo sforzo che il sistema economico deve compiere per realizzare una transizione ecologica 'giusta'. Manca, inoltre, un impegno forte per un’efficace azione di accertamento della ricchezza sommersa e una reale lotta all’evasione fiscale e contributiva. Insomma, nel DDL manca una visione sistemica in grado di offrire al nostro sistema economico un quadro chiaro della direzione nella quale investire e grazie alla quale costruire un futuro di sviluppo sostenibile per il Paese basato su un orientamento comune di investimenti pubblici e privati".

Secondo l’ASviS, la Legge di Bilancio dovrebbe avere come priorità quella di contribuire a recuperare i gravi ritardi accumulati dall’Italia rispetto all’Agenda 2030 e agli altri impegni europei, ma il testo in discussione non va in questa direzione. Le misure espansive presenti nel DDL hanno un orizzonte temporale limitato al 2024, come nel caso del taglio del cuneo fiscale per chi guadagna fino a 35mila euro l’anno e l’unificazione dei primi due scaglioni dell’Irpef, con un’unica aliquota al 23% per i redditi fino a 28mila euro. Al contempo, sono diverse le imposte che aumenteranno a partire dal 2024 e che avranno un impatto specialmente sulle fasce più vulnerabili della popolazione: aumento dell’Iva dal 5% al 10% sui prodotti per l’infanzia e per l’igiene femminile e per la tassa di soggiorno. Si segnala anche il nuovo rinvio dell’entrata in vigore della Plastic e Sugar Tax al 1 luglio 2024.

Sebbene sul fronte delle spese sono previste alcune misure a favore delle famiglie, tra cui sostegni alla genitorialità e alla natalità (congedi parentali, incremento bonus asili nido, decontribuzione per le lavoratrici con due figli - recentemente ridotta a un anno - e con oltre tre figli), la spesa sanitaria (che aumenta di 3 miliardi nel 2024, 4 miliardi nel 2025 e 4,2 miliardi dal 2026), si riduce dell’1,9% in termini reali, un taglio che si aggiunge a quello dell’1,7% avvenuto nel 2023.

Per quanto concerne gli investimenti infrastrutturali, l’unico intervento per cui sono allocate ampie risorse è quello per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, mentre viene ignorato il fabbisogno derivante dalla prosecuzione delle misure presenti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e nel Piano Nazionale Complementare (PNC), cioè di interventi di lungo periodo in settori chiave (idrico, connessioni per il sistema della mobilità, ecc.) indispensabili per colmare i ben noti divari infrastrutturali di cui soffre l’Italia, anche nel confronto con i competitor internazionali.

Non è inoltre previsto uno stanziamento per incrementare la percentuale di Reddito nazionale lordo destinata all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, che dovrebbe raggiungere lo 0,7% entro il 2030 e che oggi è fermo allo 0,3%. A questa lacuna si aggiunge l’intenzione, riportata da alcuni organi di stampa, di spostare una cospicua parte delle risorse del Fondo italiano per il clima (il 70%) ai Paesi africani, nell’ambito del cosiddetto 'Piano Mattei'.

L'ultimo evento, dedicato all'aspetto ambientale, è previsto per il 6 dicembre.


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