L’oro, dal canto suo, ha seguito in questo ciclo una dinamica particolare. La tradizionale forza delle fasi d’inizio ciclo è stata accentuata dall’idea che il
Quantitative easing avrebbe generato inflazione. Quando si è constatato, da metà 2011 in avanti, che l’
inflazione non arrivava, è iniziata la discesa, che ha ormai compiuto tre anni di vita.
Che fare quindi?
Su oro e petrolio ci sembra tardi per vendere e presto per comprare. A chi volesse comunque lasciarsi tentare ricordiamo che gli
ETF sul greggio fisico dovranno scontare nei prossimi mesi, molto probabilmente, il contango sulla curva a termine. Il greggio è infatti talmente abbondante, in questo momento, da costare meno per consegna immediata che per consegna futura. Detenere greggio fisico, dunque, comporta un carry negativo. In parole povere, costa.
Al contrario, comprare azioni petrolifere (scegliendo le migliori, in America ce ne sono di ottimamente gestite) permette l’incasso di un buon dividendo.
A chi ha già in portafoglio società del settore suggeriamo di non fare media e di approfittare della volatilità elevata per abbassare il prezzo di carico. Si preannuncia un altro inverno freddissimo e le quotazioni potranno temporaneamente risalire (in particolare quelle del gas). Converrà approfittarne.
Anche sull’oro, pur convinti che avrà lunga vita come classe di investimento, non vediamo urgenza di comprarne se non come polizza a medio termine contro l’inflazione, che in ogni caso non sembra alle porte.
Massima cautela sui bond ad alto rendimento di alcune società americane di shale gas. Per quelle più indebitate vedremo presto i primi default obbligazionari di questo ciclo. Nessun problema per le società più solide.
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