E così succede che
è molto più elegante e al passo con i tempi parlare di possibile deflazione che non di inflazione. La deflazione è legata a fenomeni inquietanti ma affascinanti come la robotizzazione del lavoro, la globalizzazione, l'eccesso di offerta. Chi ha l'età per ricordare non avrà dimenticato certi discorsi sull'automazione e sulla società opulenta degli anni Sessanta, poco prima che arrivasse il lupo. Parlare di inflazione evoca invece le atmosfere grigie e spente degli anni Settanta, gli scioperi, la scarsità, le fosche profezie sulla stagnazione e sulla fine delle risorse del Club di Roma. Cose che sanno di vecchio e di triste. Ipotizzarle oggi è eccitante come una minestra riscaldata.
E però, guarda guarda, non è forse un lupo il 2.3 di inflazione Cpi (ex food ex energy) raggiunto nei giorni scorsi in America? E che ci facciamo con il Treasury decennale all'1.63 se l'inflazione è già al 2.3 e se la Fed ce la mette tutta per farla salire ancora?
Che facciamo allora, vendiamo tutti i bond e ci mettiamo short di duration? Strategicamente sì, ma nel breve e forse anche nel medio possiamo prendercela ancora abbastanza calma. Quello che è entrato in giardino non è un lupo feroce, ma un cucciolo timido e fragile che ispira così tanta tenerezza che tutti ce lo contendiamo per giocarci insieme. Come fosse un panda in via di estinzione è coccolato e nutrito amorevolmente da banche centrali e mondo accademico, ma nonostante gli sforzi fa tanta fatica a crescere e tutti sono preoccupati per la sua salute.
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