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Geoeconomia

Sono due, non una, le guerre in corso


La terza Bretton Woods, che sta nascendo sotto i nostri occhi in questi giorni, vede la creazione di due sistemi paralleli che rispecchiano la divisione del mercato globale delle materie prime in due blocchi. Nel primo, il nostro, le materie prime trattano a prezzo maggiorato e creano inflazione. Nel secondo la Cina (cui si aggiungerà probabilmente l'India) compra le materie prime russe a forte sconto e mantiene stabili i suoi prezzi. Le materie prime acquistate possono servire alla produzione cinese, ma possono anche essere accumulate in scorte strategiche che vanno a sostituire le riserve valutarie di carta americana. Il risultato è la creazione in prospettiva di un nuovo blocco valutario in cui la moneta è garantita da materie prime e oro. L'altro blocco, il nostro, non potendo più finanziarsi offrendo cambiali alla Cina, continuerebbe a farlo offrendole alle sue banche centrali, che si finanzierebbero a loro volta stampando moneta. Come effetto pratico, dollaro ed euro continuerebbero nel tempo a svalutarsi nei confronti del renminbi. Se poi la Cina volesse limitare la rivalutazione della sua moneta, la banca centrale cinese dovrebbe creare nuovi renminbi da immettere sul mercato globale, accelerando così la promozione del renminbi a valuta di riserva in concorrenza con il dollaro.

Questo processo, aggiungiamo noi, verrebbe naturalmente rallentato (ma non bloccato) se dovesse scoppiare la pace in Ucraina e se alla pace seguisse la revoca immediata delle sanzioni alla Russia. A quel punto il mercato globale delle materie prime si riunificherebbe e lo spread tra quello che paghiamo noi e quello che paga la Cina si azzererebbe.

Anche in quel caso, tuttavia, continueremmo ad avere più inflazione noi della Cina, esattamente come è stato in questi ultimi due anni. La ragione di questo sta nella diversa risposta monetaria e fiscale agli shock, aggressiva da noi e più cauta in Cina. Profilandosi una fase storica instabile, caratterizzata da un'elevata conflittualità geopolitica e da una difficilissima transizione energetica, la probabilità di incidenti di percorso è destinata a crescere e se a ogni shock la nostra risposta sarà più aggressiva di quella cinese, il differenziale di inflazione rimarrà elevato.
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