L'Europa, suggerisce l'articolo, farà bene a non cercare di fare dell'euro il continuatore del dollaro. Proporsi al mondo come erede diretta dell'impero americano e della sua egemonia globale finirà con l'indebolirla. Meglio, per l'Europa, accettare un mondo multipolare e inserirsi con autorevolezza nel confronto con Cina, India, Brasile e con tutte le potenze che emergeranno nel mondo post-americano.
Fin qui l'articolo, che è molto breve e non analizza le implicazioni economiche e finanziarie di un allargamento delle funzioni di moneta di riserva da parte dell'euro. Provando a fare qualche ipotesi, il ritorno a casa dell'esorbitante privilegio che fu della sterlina e poi del dollaro indurrebbe l'Europa ad accelerare sulla strada del debito comune, che verrebbe collocato senza problemi in grandi quantità e a tassi bassi. Essere valuta di riserva implica del resto creare asset (che per l'Europa sarebbero passività) da mettere a disposizione del resto del mondo.
L'aumento dell'indebitamento si accompagnerebbe a una forte rivalutazione dell'euro, che accelererebbe il passaggio da un'economia mercantilista fortemente supportata dalle esportazioni a un'economia di consumatori e di forte spesa pubblica. Il conto da pagare per questi vantaggi arriverebbe sotto forma di deindustrializzazione, solo parzialmente arginata dagli investimenti pubblici o dai sussidi alle imprese.
Come si vede, l'Europa diverrebbe in tempi non troppo lunghi quello che è oggi l'America e ne erediterebbe alla fine i problemi. Sarebbe quindi molto meglio fermarsi a metà strada, ovvero disfarsi del surplus delle partite correnti, usare (possibilmente bene) lo spazio fiscale disponibile, riportare il cambio dell'euro a un livello di equilibrio e non andare oltre. Farsi allettare dal ruolo di valuta di riserva e dalla pioggia di capitali dall'estero che questa comporterebbe sarebbe una forma di hybris.
La Cina, che pure pensa in grande, non ha mai accarezzato l'idea di sostituirsi all'America come fornitore su larga scala di asset di riserva. Lavora molto sulla creazione di una rete di condutture alternativa per i movimenti di capitale, si prepara all'ipotesi di un decoupling finanziario con l'America, irrobustisce il renminbi con iniezioni di oro nei forzieri della banca centrale, crea asset di riserva solo su piccola scala (come le linee swap di renminbi concesse all'Argentina), Sa che il suo enorme surplus delle partite correnti dovrà ridursi, ma non ha fretta di rivalutare il renminbi (che in questa fase deve addirittura difendere) e si indebita sull'interno, non sull'estero.
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