(Teleborsa) -
Vinitaly non smentisce le attese: la 55esima edizione della fiera del vino chiude i battenti con
93 mila presenze complessive, in aumento del 5,7% rispetto alle 88mila dell'edizione 2022, con l'arrivo di
29.600 buyer dall'estero, in aumento del 20% rispetto ai 25mila dello scorso anno.
L'aumento delle presenze straniere,
provenienti da 143 Paesi e pari ad un terzo degli operatori accreditati complessivi, attesta il carattere sempre più internazionale di questa manifestazione ed il successo la strategia del gruppo Veronafiere, che ha investito più di 3,5 milioni di euro per la promozione all'estero dell'evento.
Nella
top five delle provenienze, gli
Stati Uniti staccano nettamente la
Germania. Terzo rimane il
Regno Unito mentre la
Cina torna in quarta posizione, scavalcando il
Canada. Ferma restando la crescita generale del mercato europeo, si segnala il grande ritorno degli operatori da tutti i mercati extra-Ue: l’Asia, più che raddoppiata (+116%) trainata dal rientro dei cinesi che superano le 1000 presenze, e il Giappone (+143%). Le Americhe segnano un +38% con exploit degli USA (+45%) e del Brasile (+46%), oltre a un ulteriore consolidamento del Canada (+19%). Anche l’Australia in tripla cifra, a +130%.
Un successo annunciatoIl successo di questa edizione in realtà era stato annunciato già prima dell'inizio della fiera, grazie agli oltre
1.000 top buyer selezionati e ospitati da Veronafiere e da Ice-Agenzia ed ai circa
11mila appuntamenti b2b in agenda nei quattro giorni di manifestazione.
Considerando anche gli altri due saloni professionali ospitati in contemporanea presso la superficie espositiva di Veronafiere - Enolitech con Vinitaly Design e Sol&Agrifood con B/Open e Xcellent Beers - sono intervenute
più di 4.400 aziende provenienti da 30 nazioni.
La nuova strada impressa a Vinitaly "Un Vinitaly da record come numero di incomoing e di buyer record", commenta il presidente di Veronafiere
Federico Bricolo, ricordando che prima dell'evento "sono state fatte molte attività di business" e che "questa è la nuova strada che ha voluto dare a Vinitaly la nuova governance di Veronafiere".
"L’obiettivo – ha aggiunto il Presidente – è quello di costruire con i partner istituzionali una piattaforma promozionale permanente e coordinata in grado di attrarre da un lato gli investimenti dell’incoming sull’Italia, dall’altro sul prodotto italiano all’estero con un radicamento di Veronafiere, dopo Brasile e Cina, negli Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Far East"
Mettendo l'accento sul grande lavoro fatto da Vinitaly e dalla filiera del vino italiano, a favore dell'internazionalizzazione, l'Amministratore delegato di Veronafiere
Maurizio Danese ha promesso "continueremo adesso con un evento l'8 aprile a Chengdu in Cina, dall'11 al 13 maggio con la prima fiera a Shenzhen, per proseguire a settembre con la 4^ edizione di Wine South America che si tiene in Brasile e ad ottobre con la prima fiera a Chicago".
Un campione nell'exportIl vino italiano si conferma un
campione nell'export e,
negli ultimi 10 anni, ha scalato la classifica delle ricchezze del Made in Italy nel mondo per valore esportato, passando
dal 4° posto nel 2011 al 1° posto nel 2022, e lasciandosi alle spalle campioni della produzione nazionale come il sistema moda e la meccanica strumentale.
L’industry vinicola del Belpaese - Osservatorio Uiv-Vinitaly e Prometeia -
vale 31,3 miliardi di euro, impegna
530 mila aziende con circa
870 mila addetti, ed è in cima alla speciale classifica relativa alla bilancia commerciale del made in Italy “tradizionale”, quello delle 4A (Abbigliamento, Alimentare, Arredamento, Automazione) che vale ogni anno circa 200 miliardi di euro.
Con
7,4 miliardi di euro di esportazioni nette, su un saldo complessivo della bilancia commerciale italiana vero i Paesi extra Ue di 25,5 miliardi a fine 2022 (dati Istat), il vino ha sorpassato comparti icona del lifestyle italiano come la gioielleria/bigiotteria (+6,8 miliardi di euro), la pelletteria (+6,7 miliardi di euro) e l’abbigliamento (+6,4 miliardi di euro).
Una risorsa per il turismo "Troppo spesso il vino non è considerato dalla comunità economica per la sua reale dimensione. Il settore, con le sue imprese, è cresciuto ed ha affinato la propria managerialità fino a diventare un capitale strategico del prodotto Italia", ha affermato l'Ad di Veronafiere Maurizio Danese, aggiungendo "siamo convinti che il vino sia una ricchezza straordinaria per l’Italia".
Il valore del vino, in realtà, non risiede solo nella crescita dell'export, ma è molto più ampio, ricomprendendo anche il settore del
turismo enogastronomico.
Un valore riconosciuto anche al Ministro del Turismo,
Daniela Santanchè, la qualche ha sottolineato che "gli importanti numeri registrati dalla fiera del Vinitaly testimoniano quanto le fiere siano un traino importante per il turismo e per raccontare le eccellenze italiane nel mondo. Una preziosa
vetrina per promuovere la Nazione, oltre ad esser uno
strumento strategico per destagionalizzare i flussi turistici".
Le minacce e le sfide future
Il settore vitivinicolo italiano però non ha davanti solo grandi opportunità, ma vi sono anche dei rischi e delle minacce, a partire dalle normative anti-alcool, che spesso on fanno un distinguo fra birra, vino e superalcolici e che sono sfociate nella legge irlandese che vuole apporre sulle confezioni un messaggio di avvertimento contro il consumo di bevande alcoliche.
E Secondo l'osservatorio Uiv-Prometeia, il vino, rispetto al resto del comparto agroalimentare, è più
esposto alle oscillazioni cicliche dettate dalla congiuntura e/o da fattori esogeni. "In particolare, sarà cruciale la capacità di misurarsi con le sfide poste dal cambiamento climatico".
"Per far fronte ai
'rischi di transizione' (investimenti necessari per sostenere i percorsi verso la sostenibilità), la filiera vitivinicola potrebbe dover destinare, su base annua, risorse pari a circa lo 0,7% del proprio fatturato da qui al 2050. Per un controvalore di oltre 100 milioni di euro l’anno e un
investimento complessivo di circa
2,7 miliardi di euro".
Il potere di attrazione del vinoVinitaly non è stata solo un'occasione di business, ma anche una
passerella per le istituzioni. Tanti i Ministri intervenuti, a cominciare dalla Premier
Giorgia Meloni, che ha colto l'occasione per incontrare il presidente serbo ed il premier albanese. Invitata al ritiro di un premio, Meloni ha anche voluto sottolineare l'importanza del comparto agro-alimentare per il futuro dei giovani e rilanciare l'istruzione professionale con l'idea del "liceo del Made in Italy".
Presente anche il vicepremier
Matteo Salvini che, sempre vicino alle aziende del Nord, ha voluto porre l'accento sulle esportazioni del settore e sulla capacità di creare lavoro, rallegrandosi con i giovani che scommettono sull'agricoltura.
"Il bilancio del Vinitaly è estremamente positivo. Una manifestazione che non ha eguali nel mondo del vino e valorizza il Sistema Italia per aprirlo a nuovi mercati, per far crescere la nostra economia", ha afferm0to il Ministro dell'Agricoltura
Francesco Lollobrigida,
Il presidente della Regione Veneto
Luca Zaia ha sotototlineato che "il Veneto è il vigneto più grande d'Italia" e rappresenta un terzo delle esportazioni di vino italiano.