(Teleborsa) - In occasione della
Giornata Mondiale della Salute Mentale, che ricorre oggi, venerdì 10 ottobre, due recenti indagini accendono i riflettori sul
legame tra lavoro e benessere psicologico in Italia. Secondo una ricerca condotta da
Fiscozen su 237 psicologi, i
liberi professionisti sono la categoria più esposta al rischio di sviluppare disturbi legati al lavoro, come ansia (25%), stress (21%) e burnout (15%). Le cause principali: precarietà, eccessiva competizione e sovraccarico di responsabilità. Seguono, per incidenza, i lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico.
Gli esperti segnalano
una serie di campanelli d’allarme spesso sottovalutati — irritabilità, insonnia, dolori fisici, cali di motivazione e isolamento sociale — e suggeriscono
dieci buone pratiche per prevenire il disagio, tra cui dedicare tempo a sé stessi, stabilire confini tra vita privata e professionale, coltivare relazioni di supporto e imparare tecniche di gestione dello stress.
"Non sorprende che i liberi professionisti incontrino maggiori difficoltà.
Nel loro percorso non cercano soltanto di armonizzare la vita privata e il lavoro, ma provano a costruire un modo personale di viverlo. È una ricerca complessa, segnata da responsabilità, periodi di instabilità economica e dalla mancanza di alcune tutele garantite ad altre categorie professionali. Tutto questo può generare stress e momenti di fragilità, ma anche un profondo senso di realizzazione quando si riesce a dare forma al proprio modo di lavorare. Saper
riconoscere i segnali di disagio è il primo passo verso il proprio benessere e per imparare ad affrontare le sfide con maggiore serenità. E nonostante le difficoltà continua a crescere, soprattutto tra i più giovani, il numero di chi sceglie la Partita IVA proprio perché crede nella libertà, l’autonomia e nell’autorealizzazione professionale", afferma
Enrico Mattiazzi, CEO di Fiscozen. Un secondo studio, "
Le dimensioni psicosociali del benessere mentale", realizzato da
Stimulus Italia by TELUS Health con l’Università di Bologna e l’Università di Palermo, mostra
che l’83% dei lavoratori non ha energie sufficienti per dedicarsi ad altre attività dopo il lavoro e
che solo il 23% si sente costantemente motivato e coinvolto nella propria professione. Inoltre, il 61% riferisce disagi fisici come dolori muscolari legati ai ritmi lavorativi.
"Gli ambienti di lavoro possono influire sul benessere in modo rilevante", spiega
Diego Scarselli, Operations Manager Stimulus Italia by TELUS Health. "Contesti organizzativi favorevoli si possono considerare come fattori di protezione per la salute mentale". Secondo l’OECD, (Organisation for Economic Co-operation and Development), i disturbi mentali possono pesare fino al 4% del PIL di un paese, considerando produttività e costi sociali.
Come ricorda Diego Scarselli, negli ambienti di lavoro dove si è sviluppato un
equilibrio virtuoso tra richieste e risorse lavorative, professionisti e professioniste sono in grado di mantenere un buon equilibrio tra salute e produttività. Deve preoccupare, invece, il dato sul basso engagement: "Quando
le persone sono coinvolte, il lavoro acquista senso, gli obiettivi diventano concreti, lo sforzo appare sostenibile e la collaborazione si consolida. Il fatto che
le professioniste e i professionisti italiani si sentano così poco coinvolti sul lavoro deve far pensare".