(Teleborsa) -
Il mercato del lavoro resta popolato da ultracinquantenni, a conferma che il mercato del lavoro mostra un basso turnover e si regge su un
equilibrio precario, dove le generazioni mature garantiscono da un lato esperienza, responsabilità e stabilità, ma
non c'è spazio a sufficienza per le nuove generazioni. E' quanto emerge dalla nuova indagine condotta da
I-AER, Institute of Applied Economic Research, su 541 imprenditori di piccole e medie imprese italiane.
L'indagine evidenzia che, negli ultimi tre anni, la
presenza degli ultracinquantenni è rimasta stabile in oltre metà delle imprese ed è
aumentata in una PMI su quattro, un indicatore che conferma un basso ricambio generazionale. Ad oggi, il 15% delle PMI dichiara che i lavoratori over 50 rappresentano più della metà della forza lavoro, mentre il 60% presenta una composizione più equilibrata tra senior e profili più giovani. Solo un’impresa su quattro può invece contare su una prevalenza di lavoratori sotto i 50 anni.
Dal punto di vista territoriale, tra il 2019 e il 2024 l’aumento degli
occupati over 50 è stato particolarmente
significativo in diverse regioni del Centro e del Sud: Umbria (+17,9%), Sicilia (+15,8%), Friuli-Venezia Giulia (+15,5%), Veneto (+14,6%), Toscana (+14,4%), Valle d’Aosta (+14,3%), Lazio (+13,5%) e Campania (+13,2%).
Sul fronte di
genere, la situazione resta
disomogenea. Metà delle PMI ritiene che non vi siano differenze tra uomini e donne over 50, ma
una su cinque riconosce un
vantaggio per i lavoratori maschi. Le imprese che segnalano una disparità individuano come principali cause la minore disponibilità percepita delle donne al tempo pieno (46%), i pregiudizi legati a età e genere (39%) e reti professionali più deboli (38%).
Il
progressivo invecchiamento della forza lavoro è evidente anche osservando i dati nazionali: nel 2024 gli occupati in Italia sono aumentati di 352 mila unità, ma oltre l’80% di questa crescita (pari a
+285 mila unità) riguarda
persone con più di 50 anni. Parallelamente, quasi
156 mila italiani hanno lasciato il Paese e quasi la metà di loro riguarda giovani laureati. È evidente come questa dinamica riduca ulteriormente la disponibilità di forza lavoro qualificata under 35, accentuando un divario generazionale in un mercato del lavoro che non riesce a rigenerarsi.