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Corre mercato italiano del mobile: nel 2022 confermato il primato europeo

La ricerca realizzata dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in occasione del Salone del Mobile 2023

Economia
Corre mercato italiano del mobile: nel 2022 confermato il primato europeo
(Teleborsa) - Dopo il forte rimbalzo del 2021, il fatturato del mobile italiano ha continuato a mostrare una buona dinamica di crescita nel corso del 2022 (+11,1% sul 2021), superando quello tedesco.



E' quanto emerge dalla ricerca realizzata dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo su “Le prospettive per l'industria italiana del mobile”, in occasione del Salone del Mobile 2023, che conferma il primato dell'Italia come principale produttore di mobili nell'Unione Europea. In Europa, il nostro Paese, è al quarto posto per crescita dietro Svezia Spagna e Polonia.

A sostenere il settore, fatturato in crescita, ottimi risultati sui mercati esteri, buona performance dei distretti industriali del legno-arredo e tenuta della marginalità, nonostante l’aumento del costo delle materie prime.

Nel dettaglio: l’industria del mobile, con circa 16.000 aziende, occupa in Italia oltre 125.000 addetti (il 3,4% del totale manifatturiero).

Spinto dalle vendite dirette verso Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania, ma anche dalle performance di Emirati Arabi Uniti e Canada, export in crescita del +13,4% nel 2022,
Da sottolineare anche il rafforzamento del saldo commerciale nel 2022 (€9,3 miliardi nel 2022, il 9% del totale manifatturiero), anche in virtù dei buoni risultati evidenziati dalla maggioranza dei distretti del mobile. Vigorosa crescita delle esportazioni dei distretti del legno-arredo della Brianza, Treviso e mobile di Pordenone (+14,4% rispetto al 2021).

Nonostante il balzo del costo dell’energia, delle materie prime e dei trasporti, si stima una buona tenuta della marginalità per le imprese del Mezzogiorno e per quelle più grandi.

In prospettiva, la ricerca segnala che per le imprese del mobile, sarà cruciale accelerare sul fronte degli investimenti strategici, resi ancora più urgenti dalla crisi energetica, tra i quali l’ottimizzazione dei contratti di fornitura di energia, gli investimenti in ottica green, la digitalizzazione e la ricerca e sviluppo.




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