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Una pericolosa mano di poker


E' difficile puntualizzare quanto efficace sarà la strategia definita da Mario Draghi in tema di scudo "antispread", anche perché tutto dovrà passare prima attraverso la ratifica dell'ESM, braccio armato della BCE e dell'azione della Corte Costituzionale Tedesca, che dovrà pronunciarsi entro il 12 Settembre sulla fattibilità del progetto.

A bocce ferme, però, qualche considerazione è comunque possibile farla. Tanto per cominciare l'acquisto di titoli dei paesi in difficoltà come Spagna e Italia, da parte della BCE, riguarda quelli con scadenze brevi, ricomprese cioè entro i tre anni; qui la cosa si fa più articolata visto che, per quanto riguarda l'Italia, il continuo rinegoziare le scadenze nel corso degli ultimi anni ha allungato, di fatto, la vita residua dei titoli in circolazione, che sfuggono quindi al suddetto progetto. In tal senso va detto che il debito pubblico italiano ha già una scadenza media di circa 7 anni, contro i 5,7 della Germania o i 5 degli USA.

Il primo possibile effetto sarebbe quello di provocare artificiosamente una sorte di "twist sintetico" e cioè un rollover all'inverso dalle scadenze lunghe a quelle più corte, a dispetto dello spread che, contrariamente alle attese potrebbe tornare ad aprirsi e della speculazione che tornerebbe a cavalcare indefessamente i mercati.

Il secondo e molto verosimile effetto, sarebbe quello di una secca contrazione della base monetaria con rischio di sterilizzare l'economia per diverso tempo e ridare slancio all'Euro, che tornerebbe ad irrobustirsi nei confronti del Dollaro, rendendo di fatto più care le esportazioni.

Altra cosa certa é che il nostro debito sia da considerare oramai un macigno da quasi 2000 miliardi di euro, vale a dire oltre 120% del Pil (ma proiettato verso il 130%), su cui lo Stato paga ogni anno interessi per circa 70 miliardi di euro. Con i rendimenti dei titoli decennali ormai al 6% e in assenza di un rapido miglioramento della situazione internazionale, questa cifra è destinata ad aumentare. Già per quest'anno il Governo ha preventivato una spesa per interessi oltre il 5% del Pil, vale a dire circa 80 miliardi. Non è difficile comprendere che la gravosità di questo fardello sarà sostenibile solo a fronte di sacrifici sempre maggiori per cittadini e imprese, con la concreta possibilità che alla fine questi sforzi non siano comunque sufficienti a sanare alcunché e con inevitabili ripercussioni sulla tenuta sociale del Paese.

A questo punto si può legittimamente credere che l'ESM siffatto, sia nato per un compromesso tra BCE e Banca Centrale Tedesca, ma è ragionevole pensare che ci siano anche altre ragionate motivazioni alla base di questa pensata di SuperMario e cioè che la stessa BCE, non essendo in grado di finanziare l'enorme debito dello Stato Italiano, abbia certificato in 200 punti base il ritardo strutturale dalla Germania e in altri 250 punti base il rischio che l'Italia contribuisca fortemente ad una eventuale eurodeflagrazione; ebbene sono proprio questi 250 punti la merce di scambio tra la BCE, filo italiana, e l'ostracismo teutonico, con i tedeschi che, sedotti da Monti ma preoccupati da un indigesto rimescolamento elettorale nel 2013, acconsentono in piena consapevolezza accettando di ingoiare il boccone amaro, con la speranza che non sia avvelenato.
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