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Chi bussa alla Posta?

Del collocamento in Borsa delle Poste Italiane si sono già perse le tracce. Troppe difficoltà: dal piano industriale ai vincoli Antitrust, dai rapporti con il Ministero dell'economia a quelli con Banca d'Italia e Agcom

C'è poi un aspetto di tutela della concorrenza, per evitare sussidi incrociati tra segmenti di business in cui le Poste operano in concessione e quelli in cui sono un operatore di mercato: l'Autorità Antitrust ha imposto a Poste Italiane la separazione societaria, quindi strutturale, tra le Divisioni che si occupano del segmento postale e quelle che gestiscono i servizi a denaro: un colpo micidiale, perché il problema è quello della proprietà della rete degli sportelli, che è invece unica per le due attività, e dei suoi costi. Oggi, quando si allunga una fila, gli sportelli passano dalla erogazione dei servizi postali ai conti correnti e viceversa: si dovrebbe fare una società della rete che la affitta ad ore. Ma il problema più grosso è quello del personale: chi mai vorrà rimanere nel settore postale, sempre più in difficoltà, mentre ora si condividono continuamente tutte le mansioni? Quella posta dall'Antitrust sembra una pietra, più tombale che miliare, posta sul processo di quotazione in Borsa.

D'altra parte, l'esistenza stessa di infrastrutture preesistenti rappresenta un vantaggio quasi insormontabile per chiunque volesse fare concorrenza alle Poste italiane. Inoltre, visto che la corrispondenza diminuisce continuamente, le aree a fallimento di mercato si fanno sempre più ampie e costose. Ci sono poi i contratti di servizio scaduti, ed i crediti che il Ministero dell'economia tarda a saldare per gli oneri pregressi del servizio postale universale.

C'è poi il versante della logistica, in cui le Poste operano con SDA, un operatore privato che fu acquistato quando l'Amministratore Delegato delle Poste italiane era Corrado Passera. La quota di mercato è bassissima, ed il nuovo Amministratore Delegato, Francesco Caio, ha anticipato che vorrebbe concentrarsi su questo segmento. La verità è che lo spazio di sviluppo è tutto sulla merce trasportata via cargo aereo, riallestendo innanzitutto i centri di meccanizzazione della corrispondenza che erano stati impiantati ai tempi di Passera per gestire la posta prioritaria, segmento di business ormai evaporato. La compagnia aerea Mistral fu acquisita per questo motivo, ma langue da tempo.

L'intervento azionario di Poste italiane in Alitalia è un altro punto che andava meglio articolato, soprattutto nel momento in cui il vettore italiano sta stipulando l'accordo strategico con Etihad, con l'intento di baricentrarsi su Roma e di riabilitare completamente Linate per il traffico passeggeri, lasciando invece a Malpensa il traffico merci. Era l'occasione per capire meglio che cosa si vuole fare nel settore della logistica da parte di Poste Italiane.

Quotare le Poste italiane non sarà facile, perché c'è una mole immensa di lavoro da fare, di problemi da risolvere, di decisioni strategiche da assumere. E non è questione né di banche d'affari, né di consulenti, che queste cose non le hanno mai fatte. Al Ministero dell'economia forse non si sono ancora resi conto di che cosa hanno promesso al mercato: se davvero vogliono fare la quotazione in Borsa delle Poste Italiane, dovranno suonare un bel po'.


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