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La scuola? 7 riforme per 7 governi

La nostra scuola soffre, ma di riformite acuta. Solo negli ultimi 15 anni si sono susseguite sette riforme.

La nostra scuola soffre, ma di riformite acuta. Solo negli ultimi quindici anni si sono susseguite sette riforme. Ogni ministro, Berlinguer, Moratti, Fioroni, Gelmini, Profumo e Giannini, ha voluto la sua.

Piccole o grandi, incompiute o solo annunciate, magari abortite prima di essere attuate, non importa. Ogni governo si sente in diritto di cambiare tutto, dalla organizzazione scolastica a quella dei cicli di insegnamento; dal numero di anni di obbligo scolastico a quello dei mesi di scuola. Gli slogan si sprecano: dalle “3 i” della Riforma Moratti, “inglese, informatica e impresa”, alla “Buona scuola in 10 punti” del Ministro Giannini, in corso di approvazione parlamentare.

Naturalmente, ogni volta si ridefiniscono le regole per le assunzioni degli insegnanti: concorsi a cattedre, immissioni in ruolo dei precari, abilitazioni professionali, graduatorie ad esaurimento. Un inferno di procedure che si aggrovigliano, l'una sull'altra, senza fine.

Intorno al mondo della scuola gravita la vita di milioni di persone, e così ogni Ministro ricomincia tutto daccapo. Il punto è che, alla fine, si gira intorno ai medesimi problemi. La scuola elementare è più o meno sempre la stessa, ma ci sono le alternative rappresentate dal numero dei maestri che possono stare sulla cattedra. In origine il maestro era uno solo, poi venne aggiunto l'insegnante di sostegno, poi quelli incaricati di insegnamenti speciali come la lingua straniera. Si va avanti ed indietro, soprattutto per ragione di soldi. Lo stesso accade per la scuola media e per le superiori, dove sono aumentate a dismisura le materie di insegnamento. Quelle che vengono tolte, come lo studio della geografia alle superiori, peggiorano il grado di ignoranza dei nostri figli: i luoghi non esistono, se non su internet, senza che mai la carta geografica le faccia localizzare. Un mondo intero a portata di click.

Intendiamoci: il problema è che si oscilla di fronte a tre ordini di polarità, che riguardano le scelte della didattica, il modello di ordinamento scolastico e la progressiva polarizzazione del lavoro.

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