Sotto il profilo dell'ordinamento scolastico, si scontrano altri due punti di vista diametralmente opposti. Da una parte c'è il modello di scuola nazionale, di tipo napoleonico, con programmi uguali per tutti: ciò serve a formare un livello comune di formazione, che consente poi di spostarsi facilmente da un posto di lavoro all'altro, da una città all'altra. All'opposto, c'è il modello anglosassone, in cui anche le scuole pubbliche sono autonome, sia dal punto di vista degli insegnamenti scolastici impartiti che delle esigenze professionali da soddisfare: è un modello ordinamentale che rispecchia le tradizioni locali, tipicamente di contea, neofeudali in Inghilterra e della piccola comunità negli Stati Uniti. E' la scuola dei poveri. La vera formazione professionale e delle élite si farà più tardi, nei college e nelle università, pubbliche e private, ma tutte indistintamente graduate per difficoltà di accesso e costo della retta annuale.
L'ultimo aspetto riguarda la polarità del lavoro, in cui le tradizionali carriere impiegatizie, d'ordine, di concetto e direttive stanno completamente sparendo per via della informatizzazione nel settore dei servizi. La conoscenza e la memoria umana vengono collassate nei computer, mentre la capacità di calcolo e di valutazione delle circostanze vengono cristallizzate negli algoritmi di calcolo. Il lavoro si polarizzerà sempre di più: da una parte ci saranno quelli livelli iperspecialistici, ben pagati; dall'altra, funzioni ancillari a bassissimo valore aggiunto, con salari sotto il livello di sopravvivenza, in cui non vale la pena sostituire l'uomo con la macchina. L'uomo costa, e vale, meno della macchina che dovrebbe sostituirlo.
Questi sono i temi su cui si dovrebbe discutere. Sono questioni troppo complesse, meglio accontentarsi di una riforma. Anzi, di 7 riforme per 7 governi.
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