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I Panzer nel fango e gli Inutili Idioti

Investimenti ambientali, ultima spiaggia di un sistema al collasso


I profitti enormi, accumulati nel tempo, sono stati investiti in attività finanziarie sempre più a rischio, ma ormai negli investitori è subentrata la paura. Se i tassi sui Bund sono negativi su tutto l'arco delle emissioni e se nel mondo ci sono asset per ben sedici trilioni di dollari che hanno interessi negativi è per una sola ragione: tutti cercano safe asset, debitori affidabili. Ci si accontenta di perdere qualcosa sul capitale, vedendosi restituito a scadenza un capitale inferiore a quello prestato, pur di non correre rischi con titoli che promettono un alto rendimento ma che presentano un rischio di default assai più elevato. Ed ormai in pochi si fidano della finanza derivata, della copertura con i CDS (Credit Default Swap).

La Germania, negli ultimi dieci anni, ha accumulato oltre mille miliardi di dollari con l'avanzo delle partite correnti con l'estero. Ma le sue più grandi banche hanno seri problemi di bilancio, anche a causa della politica monetaria accomodante, adottata per non far implodere l'Eurozona, che aveva visto crescere squilibri enormi nei conti esteri di diversi Paesi, con i debitori come Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna tutti sull'orlo del default per via dei debiti. Pubblici o privati che fossero questi debiti, degli Stati, delle famiglie o delle banche, non aveva né ha alcuna importanza.

Ma il rimedio monetario, con l'abbassamento dei tassi di interesse e l'immissione di liquidità, si è dimostrato inutile, perché contemporaneamente la politica fiscale è stata fortemente restrittiva.

Il Fiscal Compact, voluto per porre rimedio ad indebitamenti pubblici eccessivi, è stato applicato a tutti senza eccezioni. Anche a chi aveva i conti pubblici già in ordine, o un avanzo strutturale della bilancia dei pagamenti correnti come la Germania e da qualche anno l'Italia.

La crescita europea è rimasta debolissima, perché non c'era domanda interna sufficiente, né quella dei privati e neppure quella degli investimenti pubblici infrastrutturali come aveva ipotizzato Paolo Savona per l'Italia nel 2018, proponendo un deficit al 2,4% del PIL. Le manovre fiscali hanno contribuito ad indebolire l'economia reale, già massacrata dalle riforme strutturali del mercato del lavoro.
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