Poi si capì che c'era la speculazione sempre in agguato, ed arrivò il proclama del "
Whatever it takes", con il varo del
programma OMT che consente alla BCE di acquistare titoli di Stato a breve termine senza limite predeterminato nel caso in cui gli spread diventino troppo alti e pregiudichino la stabilità di uno Stato. Una misura che presuppone comunque la richiesta di aiuti alla Unione europea e la accettazione di misure di severa condizionalità.
Non fu sufficiente:
il problema tornava ad essere la stabilità delle banche. Si impose la istituzione di una Banking Union, con regole omogenee sulla vigilanza, la risoluzione degli istituti in difficoltà e la tutela dei depositi. Nel frattempo, si decise che gli Stati non potevano più intervenire per salvare le proprie banche, perché ciò avrebbe alterato la concorrenza.
Si cominciò allora con la vigilanza bancaria unificata, che venne attribuita alla BCE con riferimento ai soli istituti sistemici: che andò avanti a mazzate, a colpi di
stress test di ricapitalizzazioni e di dismissioni di crediti non performanti (
NPL).
Poi c'è stata la
istituzione del MES, che era in origine un Fondo Salvastati, un sistema di soccorso per rifornirli di fondi finalizzati anche alla ricapitalizzazione delle loro banche in difficoltà.
Per decidere delle crisi bancarie, è stato istituito un Sistema unico di risoluzione bancaria che ha a disposizione un apposito Fondo nel caso che per coprire le perdite di un istituto in fallimento non siano sufficienti le risorse derivanti dal capitale, dalle obbligazioni e dai depositi per la somma superiore ai 100 mila euro. Questo Fondo è costituito con il contributo di tutte le banche aderenti.
Ora, si scopre che, visto che è stato imposto il
divieto di aiuti di Stato alle Banche, questo Fondo Unico di Risoluzione potrebbe essere insufficiente.
Si continua quindi a sfogliare il carciofo.
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