In troppi si sono illusi della onnipotenza delle Banche Centrali, capaci di creare moneta dal nulla, solo liquidità, semplice strumento: non è Ricchezza, e meno ancora è Capitale in grado di produrne.
Comprando titoli di Stato già circolanti sul mercato, oppure prestando nuova moneta a medio termine al sistema bancario, come ha fatto la
BCE con i T-LTRO, le banche Centrali hanno solo offerto
strumenti idonei a tramutarsi in nuovi investimenti, oppure in nuovo credito. La nuova liquidità, altrimenti, sarebbe rimasta inoperosa, come spesso è rimasta ferma, a ciondolare tra un deposito e l'altro.
Al collasso della fiducia derivante dalla
Grande Crisi Finanziaria Americana del 2008, prontamente doppiata a partire dal 2010 dai default bancari e dei debiti sovrani in Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, si è risposto con immissioni di nuova moneta, che consentiva di aumentare la domanda degli asset caduti a valori irrisori per via delle vendite sui mercati.
Si pompava liquidità, si dava valore con questa nuova domanda, ad asset già esistenti. E, naturalmente, si creava la opportunità di investimenti.
L'acquisto dei titoli di Stato da parte delle Banche Centrali, per importi ampiamenti superiori alle nuove emissioni nette di debito, ha creato una
pressione inverosimile sui rendimenti, portandoli in Europa a tassi anche nominali negativi.
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