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La City non sogna più

Deglobalizzazione, frammentazione finanziaria e tensioni internazionali: l'onda montante della Green Economy si è già infranta sugli scogli della realtà

Il nuovo Premier britannico Rishi Sunak, subentrato in una manciata di giorni a Liz Truss sfiduciata dai mercati per la manovra di bilancio pesantemente in deficit a causa dei tagli alle aliquote più elevate delle imposte sui redditi, ha già annunciato che rimedierà agli errori commessi: il debito pubblico è già eccessivamente elevato. Sa bene, però, che il problema è molto più complesso del deficit di bilancio, visto che tutto il quadro delle relazioni internazionali si è rapidamente evoluto: la fine della globalizzazione, la frammentazione del mercato dei capitali, le tensioni internazionali rendono fosche le prospettive. Dalla Brexit alle sanzioni alla Russia, fino al progressivo raffreddamento delle relazioni con la Cina, si sta sbriciolando il contesto di globalizzazione dei mercati che negli ultimi quarant'anni aveva arricchito la City e mantenuto a galla la Gran Bretagna.

Uomo di finanza, Sunak aveva già ricoperto il ruolo di Cancelliere dello Scacchiere nel governo di Boris Johnson, costretto alle dimissioni nel corso dell'estate da una fronda interna al suo Partito. Conosce bene, dunque, i motivi profondi che hanno indotto i mercati ad affondare senza appello le proposte di tagli alle entrate di bilancio: l'eredità di Margareth Thatcher si è andata polverizzando, ed ora è impossibile riproporre le ricette liberiste per cui andò famosa in tutto il mondo.

La City le appoggiò vigorosamente, entusiasticamente, perché diveniva il perno delle relazioni interne ed internazionali: il Big Bang, la liberalizzazione del sistema bancario e finanziario inglese fu uno dei primi atti, e precedette le riforme in tal senso operate nel resto dell'Occidente. Era il presupposto indispensabile in vista del processo di privatizzazione delle imprese pubbliche, iniziando con quelle della Gran Bretagna e poi in giro per l'Europa: dalle imprese di telecomunicazioni a quelle operanti nel settore dell'energia, dalle ferrovie alle poste, senza trascurare i porti e le autostrade, fu un tripudio di affari. Inutile dire che la competizione in ogni settore prima in regime di monopolio pubblico fu il volano per raccogliere capitali e per indebitare i nuovi entranti sul mercato: anche lì, per la City, furono guadagni infiniti.
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