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Esportiamo cervelli e pensionati. Importiamo braccianti e badanti

L'Italia ha un modello socioeconomico sconclusionato

È di questi giorni la ripresa del dibattito sulla riforma fiscale, con l'ipotesi di ridurre da tre a due le aliquote inferiori: la prospettiva è quella della Flat Tax, il traguardo da sempre coltivato da chi vuole dare respiro ai lavoratori autonomi, ai commercianti ed agli artigiani, che sono scoperti di fronte ad ogni perturbazione economica. In fondo, i lavoratori dipendenti sarebbero maggiormente tutelati: ma forse è un'idea con poco fondamento, ormai, vista la precarizzazione dei rapporti.

C'è chi sostiene che la misura è poco razionale, in quanto non considera che una parte preponderante del carico tributario è già messa a carico dei redditi medi, che contribuiscono per l'80% al gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. C'è chi si preoccupa della riduzione delle entrate che ne conseguirebbe, ed al pericolo che possa essere messa a rischio la struttura portante del Servizio sanitario Nazionale: un po' alla volta, un taglio dopo l'altro, la spesa per prestazioni private cresce sempre di più. In pratica, non si tratta solo di un sistema in cui la sanità privata copre le carenze delle sanità pubblica, ma di un assetto in cui questa si ritira per mancanza di risorse, nella prospettiva di rendere indispensabile una polizza assicurativa integrativa. È esattamente lo stesso processo che si è cercato inutilmente di imporre con le pensioni integrative: visto che il sistema della previdenza obbligatoria sarà sempre meno generoso, è gioco forza sottoscrivere un piano di previdenza complementare. Ma è ormai un fallimento: soldi ce ne sono pochi, ed i Fondi stessi non hanno un futuro roseo.



Quindi, tanto sul Fisco, che sulla Sanità e la Previdenza sociale, il sistema pubblico è assai fragile. Ma quello privato non decolla, perché i redditi sono quelli che sono, assorbiti dalle spese per i consumi quotidiani.

Il punto è il modello di crescita: ormai da un decennio, si è decisamente imboccata la strada del mercantilismo fondato sui bassi salari anziché sull'alto valore aggiunto. L'Italia deve esportare, nella competizione internazionale, basandosi sul fattore prezzo che si unisce al brand indiscutibile del Made in Italy: prezzi convenienti per un prodotto di qualità.
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