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Ritorno a Maastricht, ma in manette

L'infinita tristezza di un nuovo, odioso Patto di Stabilità


Aveva visto giusto Guido Carli, il Ministro del Tesoro dell'Italia che aveva contrattato duramente questi stessi criteri ai tempi della elaborazione del Trattato di Maastricht.

Ed aveva avuto perfettamente ragione Giuseppe Guarino, un grande giurista al quale mi onoro di essere stato vicino, quando affermava che imporre bilanci in pareggio o in attivo per ridurre il debito pubblico era stata una decisione contraria ai principi fondamentali di libertà degli Stati in materia economica che era stato sancito dai Trattati fondativi della Unione Europea.

EuropaFurti di libertà, prima che di benessere per i popoli europei.

Tristemente inutile, questa resipiscenza: si torna indietro, a Maastricht, quando furono messe le Manette solo agli Stati, come se solo la loro azione potesse divenire nefasta.

Nessuna crisi sistemica è stata determinata dal debito eccessivo degli Stati: né la crisi americana del 2008, causata dal fallimento di una politica creditizia senza remore; né quella della Grecia che era stata ingozzata di prestiti internazionali e che accusava un incolmabile disavanzo commerciale verso l'estero, né quelle della Spagna e dell'Irlanda che erano state ubriacate dalle bolle finanziate da banche straniere mentre avevano bilanci pubblici impeccabili.

Vediamo che cosa è successo: nel 2008, il rapporto debito/PIL della Spagna era addirittura del 39,4%! Uno Stato dunque virtuosissimo. Ma è arrivato al 100,4% nel 2014, perché lo Stato Spagnolo si è dovuto accollare gli oneri derivanti dai salvataggi bancari, usando i fondi messi a disposizione dal MES, il cosiddetto Fondo Salva Stati: in pratica, lo Stato spagnolo si è indebitato con il MES per rimborsare le banche straniere (francesi e tedesche) che avevano prestato denari alla banche spagnole che erano fallite dopo lo scoppio della bolla immobiliare.
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