(Teleborsa) - Dovrebbe essere di due dispersi, due morti e quattro feriti in gravi condizioni il bilancio dell'esplosione su una piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico, 40 chilometri a Sud-Est di Grand Isle.
L'incendio è stato domato e, a quanto risulta, la struttura, di proprietà della Black Elk Energy, non era attiva nella produzione di petrolio nel momento dell'incidente. Per questo, ha spiegato la Guardia costiera, vi sono ottime chance che l'incidente non produca disastri ambientali.
Nonostante questo e il fatto che si trovi in acque poco profonde (e dunque un guasto sottomarino sarebbe facilmente gestibile), il richiamo al disastro provocato dalla piattaforma Macondo della BP è inevitabile.
Nel 2010 la stazione galleggiante della major britannica esplose uccidendo 11 lavoratori e causando la peggior fuoriuscita di petrolio offshore nella storia degli Stati Uniti.
Macondo, tuttavia, si trovava in acque molto profonde e fu quello il principale ostacolo agli interventi.
Solo ieri BP ha deciso di pagare una penale di 4,5 miliardi di dollari per il disastro. La compagnia ha inoltre ancora 20 miliardi di dollari di multe civili cui mettere mano.