(Teleborsa) - Gli italiani sono un po' meno a
rischio povertà o esclusione sociale.
A comunicarlo l'
Istat, precisando che nel 2013 l'indicatore nato dalla combinazione del rischio di povertà, della grave deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro, si è attestato al 28,4%, diminuendo di 1,5 punti percentuali rispetto al 2012.
La diminuzione spiega l'istituto di statistica nazionale si deve al calo della quota di persone in famiglie gravemente deprivate (dal 14,5% al 12,4%); stabile la quota di persone in famiglie a rischio di povertà (19,1%) e in leggero aumento quella di chi vive in famiglie a bassa intensità lavorativa (dal 10,3% all'11,0%).
A livello geografico, migliorano le condizioni soprattutto al Centro e al Nord, dove il rischio di povertà o esclusione sociale mostra la diminuzione più accentuata (-7,7% e -5,9% rispettivamente).
Nel Mezzogiorno, invece, si registra una diminuzione del 3,7%, con il valore che si attesta al 46,2% risultando più che doppio rispetto al resto del Paese.
La metà delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2012, un
reddito netto non superiore a 24.215 euro l'anno (circa 2.017 al mese); nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie percepisce meno di 19.955 euro (circa 1.663 euro mensili). Il reddito mediano delle famiglie che vivono nel Mezzogiorno è pari al 74% di quello delle famiglie residenti al Nord (per il Centro il valore sale al 96%).
Rispetto al 2012, il rischio di povertà o esclusione sociale diminuisce tra gli anziani soli, i monogenitori, le coppie con un figlio, tra le famiglie con un minore o con un anziano. Tra le famiglie con tre o più figli si osserva, invece, un peggioramento.