(Teleborsa) - "Dobbiamo mantenere l'impegno a ridurre i rischi nel nostro settore bancario, a cominciare dai crediti deteriorati, portando avanti coerentemente l'ambizioso
piano concordato in Ecofin". Con queste parole si conclude l'intervento in Commissione d'inchiesta sulle banche del
ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan.
Il titolare del dicastero di Viale XX Settembre, spiega che
sui crediti deteriorati, cosiddetti
NPL, "
la strategia messa in campo sta dando i frutti sperati: il valore lordo complessivo dei crediti deteriorati ha raggiunto il picco di 361 miliardi nel 2015, alla data odierna. Tenendo conto delle operazioni già definite e, in corso di completamento, il valore è stimabile in 287 miliardi, con una
riduzione superiore al 25%; il rapporto tra i crediti deteriorati lordi e il totale dei crediti, dopo aver raggiunto il picco nel 2015, al 18,2%, passa al 14,4%; il rapporto tra i crediti netti e il totale dei crediti passa invece dal 10,9% all'8%".
Parlando degli
effetti sul sistema banche, il ministro ha, poi, affermato che "non sono da ascrivere soltanto alla crisi finanziaria globale e a quella del debito sovrano", ma più direttamente "alla
conseguente recessione economica". Tra il 2007 e il 2013 - ha ricordato Padoan - l'Italia è passata attraverso sei anni di recessione o crescita debole con una caduta complessiva del
PIL di poco inferiore al 10%. La produzione industriale si è contratta di circa il 25%".
Il deterioramento del quadro macroeconomico e le difficoltà di famiglie e imprese - ha aggiunto -
si sono ripercossi sulle banche italiane, anche in ragione del loro modello imprenditoriale, che è in larga parte quello della banca commerciale, determinando il progressivo aumento dei crediti deteriorati, fino a portarlo a livelli anomali".
Caratteristiche che contraddistinguono l'
evoluzione della crisi bancaria italiana rispetto a quelle di altri Paesi - ha spiegato Padoan - e contribuiscono a spiegare le differenze nelle modalità e nei tempi degli interventi pubblici". In altri Paesi dell'Unione "le crisi bancarie - ha detto - sono state in gran parte determinate dall'improvvisa e forte diminuzione di valore di alcuni attivi, in particolare beni immobili e strumenti finanziari complessi. Il crollo del prezzo di questi attivi ha portato diverse banche in uno stato di insolvenza, con esigenza immediata di un intervento pubblico di supporto". In Italia "non si sono registrate bolle immobiliari, né esposizioni significative a strumenti finanziari tossici. La manifestazione della crisi bancaria in Italia - ha concluso - non è stata pertanto repentina, ma graduale, attraverso la progressiva accumulazione di crediti deteriorati, in conseguenza, come detto, della recessione".