(Teleborsa) - Sempre più
tesa la situazione in
Venezuela, nel pieno di una pericolosa
escalation di violenza e scontri, con le milizie fedeli a Nicolas
Maduro che sparano lacrimogeni e proiettili di gomma sui dimostranti per impedire il passaggio degli
aiuti internazionali. Il regime, seppur sempre più isolato, non arretra. Il bilancio già ora drammatico è destinato a salire. Sarebbero quasi trecento i feriti tra i dimostranti che sostengono
Juan Guaidò, il Presidente autoproclamato. Ma qualcuno parla anche di
vittime. MADURO ROMPE CON LA COLOMBIA - La frontiera più calda è quella con la
Colombia. Lì Juan Guaidò si è presentato assieme al presidente di Bogotà Ivan Duque, annunciando l'inizio dell'operazione
"pacifica, multilaterale e umanitaria" per fare entrare in Venezuela i camion con cibo e medicine inviate dalla comunità internazionale. Non si è fatta attendere la contromossa di
Maduro che ha deciso di interrompere le relazioni con la Colombia, ordinando ai diplomatici di lasciare il Paese. Poi si è rivolto a una folla di suoi sostenitori:
“Cosa pensate delle minacce di Donald Trump? Ci sta mandando cibo avariato, grazie! Trump, togli le tue mani dal Venezuela. Yankee go home". GUAIDO', APPELLO ALLE FORZE ARMATE -
Guaidò, intanto, ha chiesto alle forze armate di schierarsi al suo fianco:
“Chi non sta a fianco del popolo e impedisce l’ingresso degli aiuti è un disertore che tradisce il nostro popolo. Chi ci accompagna a salvare la vita dei venezuelani è un vero patriota”, ha detto. E si cominciano a registrare le prime defezioni significative. Almeno 60 soldati e poliziotti sono passate dalla sua parte.
I primi ad abbandonare Maduro,
al Simon Bolivar International Bridge, sono stati il tenente R
ichard Sanchez Zambrano e i sergenti maggiori Edgar Valera e Oscar Torres Suarez Torres. A bordo del loro carrarmato hanno sfondato la barriera e si sono presentati dall'altra parte.