(Teleborsa) -
Revisione al rialzo da parte dell’
OCSE delle
stime di crescita dell’Italia nel 2019 e conferma delle previsioni per il 2020, con una marginale accelerazione nel 2021, anche se in Italia “la crescita resta debole sullo sfondo di una bassa fiducia”.
L’Ocse nell’
Economic Outlook semestrale rivede da zero a
+0,2% le previsioni per il
PIL italiano nel 2019, conferma a
+0,4% la stima per
l’anno prossimo e prospetta una
crescita dello 0,5% per il 2021. Secondo il rapporto la
politica di bilancio "darà
sostegno all'attività attraverso una
riduzione dei carichi fiscali e degli oneri sociali, assieme ai maggiori
investimenti pubblici e agli
incentivi fiscali per le imprese".
Le misure a carico dei conti pubblici e la crescita esterna più bassa faranno, però, aumentare il
debito/PIL fino al
136,1% nel 2020, dal 136% previsto quest’anno, con una
discesa al 135,6% solo nel 2021. Il
deficit è stimato al
2,2% quest’anno e il prossimo e poi al
2% nel 2021.
La
disoccupazione dal 10% di quest’anno e il prossimo dovrebbe
salire al 10,2% nel 2021. "Si prevede che la crescita in Italia riparta molto gradualmente. L’incertezza sul commercio globale e la minore domanda esterna continueranno a pesare sull’export e sugli investimenti delle aziende", indica l’Ocse.
"E’ fondamentale un piano complessivo di riforme”. Per mettere il debito pubblico su un sostenuto cammino di discesa, soprattutto nelle aree che sono rimaste indietro rispetto al resto del Paese, indicano gli economisti dell’Ocse, è necessario attuare “un credibile piano fiscale di medio termine, assieme ad ambiziose riforme strutturali". I
consigli includono una
spending review che razionalizzi la spesa pubblica,
l’abolizione di Quota 100 e il mantenimento del legame tra età di pensionamento e aspettativa di vita (
Riforma Fornero). Tutto questo libererebbe risorse per
programmi più efficaci, per investimenti pubblici e
migliorerebbe l’equità tra generazioni, sottolinea il rapporto. Gli introiti statali vanno sostenuti con la
riduzione delle ‘tax expenditures’ (detrazioni e agevolazioni), soprattutto se si tratta di sussidi dannosi per l’ambiente e con la
lotta all'evasione fiscale. Questo – indica l'Ocse – permetterà al Governo di
aumentare la qualità ambientale e di
rafforzare l’equità del sistema di tassazione. L’obiettivo di migliorare in modo durevole e inclusivo i redditi e gli standard di vita richiede poi che l’Italia aumenti la produttività e l’occupazione.
Più in generale, l'Ocse nella sua analisi macroeconomica spiega che la c
rescita globale resterà debole, in un
diffuso clima di incertezza. Nell’Outlook economico semestrale riduce ancora le stime del
PIL mondiale nel 2020, portandole
al 2,9% dal 3% previsto solo due mesi fa e dal 3,4% indicato a maggio. Per
quest’anno è confermato un aumento del
2,9%, dopo la revisione al ribasso di 0,3 punti di settembre e per il
2021 la previsione iniziale è di un marginale miglioramento al
3%.
Di tutta evidenza la
riduzione delle stime della Germania: l'Ocse
per il 2020 prevede ora solo un aumento del
PIL dello 0,4%,
come l'Italia, con cui quindi la (ex) locomotiva europea
condivide la 'maglia nera' per la crescita tra i maggiori Paesi l’anno prossimo.
Sono
ritoccate al ribasso anche le stime degli USA, penalizzati dalla guerra commerciale che hanno loro stessi scatenato con Cina e UE.
A livello mondiale, si tratta del
ritmo di crescita più lento dalla crisi finanziaria globale, sottolinea la capo-economista Ocse
Laurence Boone. La preoccupazione maggiore è che “il peggioramento delle prospettive
riflette problemi strutturali che non sono stati affrontati
più che uno shock ciclico”. Il mondo è alle prese con il
cambiamento climatico e la
digitalizzazione e con un quadro del
commercio e della geopolitica sempre più lontano dall’ordinamento multilaterale. “Sarebbe un errore considerare queste trasformazioni come fattori temporanei che possono essere affrontati con la politica monetaria o fiscale: sono strutturali. In mancanza di una chiara direzione di politiche su questi quattro argomenti,
l’incertezza continuerà a restare elevata e a danneggiare le prospettive di crescita”, ammonisce la capo-economista. Nell'insieme
si sono intensificati i rischi al ribasso. Del resto, il
commercio mondiale, mentre imperversano le tensioni tra USA e Cina resta
"straordinariamente debole", con una crescita ridotta
all’1,2% quest’anno, in livello
minimo da 10 anni, cui seguirà una modesta ripresa nel 2020-21. La fiducia delle imprese continua a calare, soprattutto nel manifatturiero, dove pesa molto la guerra commerciale.