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Eurozona vicina alla stagnazione

Terzo mese consecutivo

Economia
Eurozona vicina alla stagnazione
(Teleborsa) - L'indagine Markit Economics fornisce segnali di quanto il forte e continuo declino del settore manifatturiero si sia esteso ancora di più in quello dei servizi.



Dalla lettura dei dati flash PMI, a novembre e per il terzo mese consecutivo, l'economia dell'Eurozona ha indicato valori vicini alla stagnazione indicando di nuovo una leggera perdita di slancio, causato dal terzo mese consecutivo di calo dei nuovi ordini.

Nel contempo, la crescita occupazionale è scivolata ai valori minimi in quasi cinque anni visto che le aziende si sono mostrate sempre più caute ad assumere. Anche la pressione dei prezzi è ulteriormente diminuita, toccando i valori minimi in più di tre anni.

Il PMI flash IHS Markit Composito dell’Eurozona di novembre è diminuito a 50,3 punti rispetto a 50,6 di ottobre, segnalando la seconda minore espansione della produzione del manifatturiero e del terziario da luglio 2013, mese in cui ha avuto inizio l’attuale sequenza di espansione. Di conseguenza, negli ultimi tre mesi abbiamo assistito dunque ad un livello di produzione perennemente vicino alla stagnazione, in forte contrasto con la robusta crescita avutasi nello stesso periodo dello scorso anno.

La debole espansione della produzione è la conseguenza del terzo mese consecutivo di calo dei nuovi ordini per beni e servizi. L’attuale declino rispecchia la condizione peggiore della domanda dalla metà del 2013.

Al livello nazionale, in Germania l’attività economica è crollata per il terzo mese consecutivo. Ancora una volta, la Francia ha superato la Germania con la più forte crescita dell’attività in tre mesi. Il resto dell'Eurozona ha indicato un calo della produzione per la prima volta da luglio 2013, anche se marginale. La maggiore contrazione della produzione manifatturiera si è accompagnata a valori di crescita quasi stagnanti del settore terziario.

"Le imprese restano intimorite dalla guerra commerciale, dalla Brexit e dal generale rallentamento della domanda - ha commentato Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit -. La maggiore incertezza sul futuro economico e politico spinge quindi le aziende ad avere una maggiore avversione al rischio".
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