(Teleborsa) - È partito l'iter burocratico e logistico per far sì che a fine gennaio i primi italiani ricevano il
vaccino contro la Covid-19. Ieri il Commissario per l'Emergenza,
Domenico Arcuri, ha inviato ai presidenti delle
Regioni, e per conoscenza ai ministri della Salute e degli Affari Regionali, il
piano per i vaccini anti-Covid.
Il documento prevede una prima scadenza ravvicinata: entro il
23 novembre, le regioni dovranno inviare una tabella con numero e denominazione di
presidi ospedalieri e Rsa scelti per la
somministrazione delle prime dosi. Per ognuno deve essere indicato i
numeri totali del personale sanitario e non, oltre al personale operante sul territorio e in grado di raggiungere il presidio entro 30-60 minuti. I presidi ospedalieri scelti dovranno essere in condizione di
vaccinare almeno 2.000 persone (o più persone ma con multipli di 1.000) in 15 giorni e avere la disponibilità al loro interno di
congelatori che permettono temperature fino a -75 gradi, e il relativo volume di spazio disponibile. Solo in un secondo momento partirà una campagna di vaccinazione su larga scala con i drive-through.
Nella comunicazione si fa riferimento, in particolare, al
vaccino di Pfizer, che se manterrà le promesse permetterà all'Italia di poter contare, a fine gennaio, su
3,4 milioni di dosi da somministrare a
1,7 milioni di persone. Il vaccino può essere tenuto per 15 giorni dalla consegna nelle
borse di conservazione del fornitore, per 6 mesi in
celle frigorifere a temperatura di -75 (+/- 15) gradi. Le caratteristiche di somministrazione prevedono inoltre che il vaccino venga utilizzato al massimo entro 6 ore dall'estrazione dalle borse e o dalla cella di conservazione: ogni fiala contiene cinque dosi.
La sfida sarà organizzare una
distribuzione rapida, in modo che i vaccini siano somministrati entro le 6 ore di estrazione dalle celle di conservazione, in quanto i congelatori a meno 75 gradi sono solitamente una prerogativa dei
grandi ospedali e di laboratori altamente specializzati. Inoltre, non risulterebbero ancora gare bandite per l'acquisto di
siringhe, fondamentali per somministrare milioni di dosi, secondo quanto scrive Il Foglio, che che riporta le osservazioni di Fernanda Gellona, direttore generale di Confindustria Dispositivi medici: "Sulle siringhe rischiamo di ritrovarci come con le mascherine o i banchi scolastici".