(Teleborsa) - La
IATA, organizzazione internazionale del trasporto aereo, ribadisce che il
trasporto aereo tornerà ai
livelli pre-crisi non prima del 2024 e fa i conti dell'anno che ha messo globalmente in ginocchio il settore.
I
ricavi sono crollati da 838 a 328 miliardi di dollari nel 2020, e le compagnie aeree devono fate i conti con
pesanti perdite, nonostante il taglio dei costi da 795 a 430 miliardi di dollari nel 2020, vale a dire spese ridotte in media di un miliardo al giorno.
Alexandre de Juniac, direttore generale e ceo della Iata, sottolinea che senza i
173 miliardi di dollari di sostegno finanziario da parte dei governi, gran parte dei vettori avrebbe dichiarato fallimento.
A consuntivo,
nel 2020 avranno viaggiato
1,8 miliardi di passeggeri, tanti
quanti nel 2003, con una
riduzione del 61% rispetto ai 4,5 miliardi del 2019 ed un calo di fatturato per
biglietti venduti da 612 a
191 miliardi di dollari nell'ultimo anno.
L'industria aeronautica, che
continuerà a perdere nel 2021, si appella al cargo, i cui ricavi sono passati da 102,4 miliardi di dollari nel 2019 a 117,7 nel 2020. Tuttavia, non basterà a compensare le ulteriori perdite previste per i vettori.
IATA stima che le
entrate nel 2021 dovrebbero c
rescere fino a 459 miliardi di dollari, attestandosi a -45% rispetto al 2019. Previsto
un miliardo di passeggeri in più (-1,7 miliardi rispetto al 2019), mentre il load factor dovrebbe aumentare fino a quali il 73%, comunque 10 punti percentuali in meno rispetto al periodo pre-Covid.
A sostenere la ripresa saranno i
mercati nazionali, mentre su scala internazionale IATA prevede che a riguadagnare posizioni per primi saranno i vettori asiatici e dell'area del Pacifico.
In Europa la ripresa è attesa nella
seconda parte del 2021, a campagna di vaccinazione avanzata.