(Teleborsa) - Con una media di 218 giorni di chiusura – secondo i dati pubblicati da
Agimeg – l'Italia è il Paese europeo che ha visto lo
stop più prolungato di sale giochi, sale scommesse e sale bingo a causa dell'emergenza sanitaria. Nel 2020 la spesa degli italiani nei giochi è crollata insieme alle entrate erariali, determinando la crisi del settore che conta circa
6.600 imprese di gioco operanti in Italia con
oltre 150mila occupati. Lo scorso anno gli italiani hanno speso circa
12,5 miliardi di euro contro i 19,4 dell'anno precedente e 18,9 mld del 2018. Anche le
entrate per le casse dello Stato ne hanno risentito:
6,9 miliardi lo scorso anno contro gli 11,4 mld dell'anno precedente e 10,4 mld del 2018. Tra le più colpite la
Provincia autonoma di Bolzano (244 giorni di chiusura), seguita da
Lazio (230 giorni) e
Lombardia (224 giorni).
Uno scenario che oggi ha visto l'intero
settore del gioco legale in Italia scendere in piazza del Popolo a Roma e piazza del Duomo a Milano. "Il lavoro non è un gioco", lo slogan che ha accompagnato la protesta, pacifica, distanziata e colorata dalle pettorine distribuite dagli organizzatori. I lavoratori chiedono di "riaprire in sicurezza, almeno nelle regioni gialle". "Non siamo lavoratori di serie B, non dobbiamo vergognarci del nostro lavoro, difendiamo la nostra dignità", il coro dei tanti manifestanti giunti a Roma e Milano da ogni parte d'Italia, da Trento a Ragusa. "#Iodicobasta", l'hashtag impresso sui palloncini azzurri. A Roma sul palco si sono alternati lavoratori e imprenditori, gestori e addetti. "Molti di noi non apriranno più, così non ce la facciamo", affermano in tanti.
Alla manifestazione è arrivato anche il sostegno bipartisan del mondo politico, dal deputato del Pd,
Paolo Lattanzi, a quello di Forza Italia,
Giorgio Mulè, e quello di Italia Viva,
Ettore Rosato. Sul palco è salito anche
Maurizio Gasparri. "Il pregiudizio verso il gioco legale deve venire meno – ha affermato Gasparri –. Voi siete un'alternativa alle mafie che ora ringraziano per le chiusure".