(Teleborsa) - Un
sondaggio realizzato dall'Ufficio Studi di
Banca Ifis e da
Format Research, condotta tra marzo e aprile su un campione rappresentativo di 552 imprese italiane, ha mostrato come "la
digitalizzazione della Pubblica Amministrazione non solo facilita le Piccole e Medie Imprese d'Italia ma ha un diretto effetto sui loro investimenti tecnologici". Secondo l'osservatorio Market Watch PMI, infatti, la digitalizzazione della PA – firma digitale, Spid e PEC per citare alcuni esempi – ha portato il 74% delle imprese ad accelerare sul fronte degli
investimenti tecnologici.
In base ai risultati del sondaggio, il 51% riconosce oggi la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione come un
fattore facilitante nella relazione, senza forti differenze tra piccoli Comuni e grandi centri, mentre il 42% pensa che l'evoluzione tecnologica sarà un vantaggio nel prossimo futuro. Solo il 6% di aziende non ipotizza benefici, né attuali né futuri.
I servizi digitali più apprezzati sono la
PEC per il recapito degli atti amministrativi (94%), il
cassetto fiscale dell'Agenzia delle Entrate e previdenziale dell'INPS (93%), la
fatturazione elettronica (87%), il Durc online (87%) e la digitalizzazione della
giustizia (72%). Gli investimenti delle aziende legati alla digitalizzazione del pubblico invece sono concentrati sulla firma digitale (48%), Spid (41%) e PEC (32%). Inoltre il 17% ha digitalizzato i
pagamenti, il 16% usa il
cloud per la gestione documentale e una quota analoga ha software per la finanza e la contabilità, mentre l'11% ha digitalizzato la modulistica.
Dallo studio è emerso anche come la digitalizzazione della PA cambi anche il ruolo di
commercialisti e altri
consulenti ai quali si affida il 95% delle
PMI: per il 47% delle Piccole e Medie Imprese la digitalizzazione favorisce maggiori deleghe al professionista nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, mentre per il 46% il ruolo del consulente si evolve verso quello di facilitatore dei processi, a supporto dell'azienda nell'interpretazione delle normative.