(Teleborsa) -
L'impennata dei prezzi del gas si è aggiunta come ulteriore
ostacolo verso la ripresa delle economie avanzate e rischia di
creare delle difficoltà alle banche centrali nel definire la loro strategia di politica monetaria.
E' quanto sottolinea l'analista
Paolo Zanghieri, Senior Economist di
Generali Investments, indicando che diversi fattori sono alla base dell'aumento del 350% dei prezzi del gas in Europa da gennaio, tra cui
scorte basse,
sottoinvestimenti passati (aggravati dallo spostamento di capitali verso combustibili più verdi), questioni
geopolitiche e meteorologiche come la mancanza di vento che limita la produzione delle fonti rinnovabili europee. Alcuni di essi - afferma - potrebbero non essere risolti rapidamente, aumentando il rischio di prezzi del gas costantemente elevati.
Secondo Zanghieri, il
passaggio dal gas al petrolio può aiutare solo marginalmente, ma eserciterebbe un'ulteriore pressione al rialzo sui prezzi del petrolio.
Le
prospettive di inflazione più elevata e i rischi per la crescita
pongono le banche centrali in difficoltà. Alcune hanno già citato l'aumento dell'inflazione come motivo per
inasprire la politica prima del previsto; tuttavia, un percorso di crescita più fragile
può anche indurre cautela.
Questo difficile compromesso potrebbe tradursi in
premi per il rischio di inflazione più elevati. Inoltre, il rischio di una maggiore inflazione e di una crescita più debole è
dannoso sia per i corsi
azionari che per quelli
obbligazionari, portando a una maggiore correlazione, bassi benefici di diversificazione e premi per il rischio più elevati.