(Teleborsa) -
La decisione della BCE di mantenere il Piano PEPP sino alla fine di marzo e di mitigare la fase successiva con acquisti supplementari del piano APP,
non è stata presa alla leggera dai banchieri del
Monetary Policy Comitee, che si sono
divisi sia sulle
prospettive di inflazione che sulle
scelte da adottare.
E' quanto emerso dai verbali dell'ultimo incontro di politica monetaria del
14 e 15 dicembre, secondo cui alcuni esponenti sarebbero stati più propensi a tenere la porta aperta ad una oplitica più restrittiva a causa di un'inflazione che potrebbe rivelarsi più alta e più persistente del previsto.
Le Minutes, pubblicate oggi dall'Istituto di Francoforte, rivelano che
alcuni membri hanno messo in guardia i colleghi da uno scenario che vede
un'inflazione più alta del 2% per un periodo di tempo più lungo, che potrebbe coprire il 2023 ed il 2024.
D'altro canto
c'era chi sosteneva che fosse "prematuro" dichiarare
finita la fase emergenziale, stando alla più recente evoluzione del quadro pandemico, e che fosse più appropriato dire che la fase di crisi in termini più strettamente economici è prossima alla conclusione. Un'affermazione non lontana dal vero dal momento che l'economia dell'Eurozona dovrebbe tornare sui livelli pre-pandemici a inizio 2022 stante l'attuale fase di ripresa dell'attività.
Il bilanciamento fra le forze contrapposte e soprattutto la
posizione dei dissenzienti sull'inflazione
si è riflettuta nei verbali laddove si afferma che il
Consiglio direttivo è "proto ad agire" se le pressioni inflazionistiche dovessero rivelarsi più persistenti. Nella stesura finale del documento sono comparse
alcune riserve, sia in merito alla ricalibrazione degli acquisti PEPP che all'estensione del periodo di reinvestimento dei titoli acquistati con il programma.