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Payback sanitario slitta al 30 aprile: si cerca un compromesso

Il sistema potrebbe far fallire migliaia di imprese costrette a ripianare un disavanzo di 2,2 miliardi della spesa sanitaria

Economia
Payback sanitario slitta al 30 aprile: si cerca un compromesso
(Teleborsa) - E' alta tensione per il meccanismo del payback sanitario, un sistema che vorrebbe far pagare alle aziende biomedicali e farmaceutiche la metà dello sforamento del tetto di spesa sanitaria delle Regioni. Un sistema che, il prossimo 16 gennaio, avrebbe chiamato all'appello le imprese del settore biomedicale, per far pagare circa 2,2 miliardi di euro di eccedenza sulle vendite di dispositivi di ogni genere: dai pace maker agli stent cardiaci, dai termometri fino alle garze, la lista è lunghissima e punta a coprire il 50% dello sforamento del 4,4% del Fondo sanitario nazionale che vale circa 4 miliardi di euro.

Questo sistema è stato istituito sotto il Governo Renzi, assieme ad una spending review, per contenere la spesa sanitaria a carico delle Regioni, ma era stato applicato dal 2008 al solo settore farmaceutico, mai al settore biomedicale, sino al decreto Aiuti bis varato dal Governo Draghi, che ha tentato di far cassa per spesare gli aiuti contro il caro bollette (nuova priorità).

La deadline fissata per il 16 gennaio è ora stata rinviata da un decreto del Consiglio dei Ministri, che ha spostato la scadenza più in là al 30 aprile 2023. Ma cosa potrà accadere alle imprese del settore?

Il settore biomedicale, a differenza del farmaceutico, è popolato da una miriade di piccole e medie imprese, che verranno stritolate da questo meccanismo. Ecco perché ieri il settore è sceso in piazza per protestare contro un sistema che rischia di far fallire buona parte di queste imprese.

"Con il payback potrebbero chiudere fino all’80% delle imprese coinvolte e lasciare sulla strada oltre 100mila lavoratori con gravi conseguenze per la sanità italiana", afferma Gennaro Broya de Lucia della PMI Sanità, che preanuncia "conseguenze economiche e occupazionali gravissime su un settore industriale che vale 16,2 miliardi di euro, conta 4.546 aziende, da` lavoro a 112.534 addetti e garantisce forniture di dispositivi medici di qualità agli ospedali". Secondo Confindustria Dispositivi Medici, il settore conta 2.523 aziende di produzione e 1.643 di distribuzione, cui si aggiungono 380 di servizi. Un settore a forte prevalenza di PMI che rappresentano circa il 94% del mercato.

Il maggior tempo concesso ora dal governo è finalizzato a trovare un compromesso sul payback al tavolo aperto dal MEF. Fra le proposte quella di alzare il tetto per i dispositivi medici dall’attuale 4,4% della spesa sanitaria complessiva al 5,2%, riducendo così il deficit da dover ripianare e quindi la quota parte del settore biomedicale, ma anche quella di sterilizzare i debiti per le realtà più piccole che non sarebbero in grado di ammortizzare la maggiore spesa.


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