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Fondi pensione, le proposte Covip per superare la crisi

Economia
Fondi pensione, le proposte Covip per superare la crisi
(Teleborsa) -

Nella relazione annuale Covip, la Commissione di vigilanza ha evidenziato rendimenti inferiori al TFR, risorse in calo per le turbolenze sui mercati finanziari e il perdurare di criticità strutturali legate al gap generazionale, territoriale e di genere. Unici dati positivi la crescita degli iscritti e dei contributi incassati dai fondi pensione. Per la presidente facente funzioni, Francesca Balzani, però, a fronte di "tendenze strutturali, non favorevoli alle prospettive di sviluppo della previdenza complementare, vi sono interventi che il decisore politico può prendere in considerazione".

Balzani ha sottolineato la tenuta del sistema in un periodo caratterizzato da eventi eccezionali. "Pur considerando le perdite del 2022, i rendimenti, valutati in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo e facendo riferimento alle medie generali relative a tutti i comparti, rimangono in media positivi, e sostanzialmente in linea con i tassi di rivalutazione del TFR", ha spiegato. La forbice dei rendimenti di fondi e TFR si riduce con l’allungarsi del periodo, ma anche sui 20 anni resta un leggero vantaggio della liquidazione.

Questo, in media, ci sono comporti dove invece vincono i fondi pensione: obbligazionari bilanciati, azionari, nel caso dei fondi negoziali anche gli obbligazionari misti. "Le potenzialità dei fondi pensione nell’offrire nel lungo periodo rendimenti soddisfacenti emergono in modo chiaro per le linee più orientate all’investimento in azioni. Facendo riferimento a un intervallo temporale decennale (da fine 2012 a fine 2022), i rendimenti medi annui composti di tali linee si collocano, al netto dei costi e della fiscalità e per tutte le tipologie di forme pensionistiche, tra il 4,7 e il 4,9 per cento".

Secondo Balzani, "gli attuali incentivi andrebbero rimodulati in funzione del reddito degli iscritti eventualmente prevedendo un intervento diretto dello Stato a sostegno delle posizioni pensionistiche di determinate categorie, e in particolare dei più giovani". E i meccanismi di incentivazione potrebbero diventare più selettivi.

Ad esempio, limiti ai contributi deducibili, non più su base annuale bensì pluriennale, misura che eviterebbe "di penalizzare coloro che non sono in grado di destinare ogni anno alla previdenza complementare un flusso stabile di contributi e per altro verso incentivando l’adesione e la contribuzione di lavoratrici e lavoratori i cui redditi sono più volatili, come in molti casi del variegato panorama del lavoro autonomo". Infine, scelte più efficaci sul fronte degli investimenti, per esempio "tramite un’esposizione iniziale più elevata nei titoli azionari, caratterizzati da maggiore volatilità ma pure da rendimenti attesi più elevati, e una progressiva riduzione di tale esposizione via via che si avvicina il pensionamento".

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