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Sviluppo sostenibile, il Rapporto ASviS: Italia indietro, "serve cambio di passo"

"Il nostro Paese, al contrario dell’Unione Europea, non ha imboccato in modo convinto e concreto la strada dello sviluppo sostenibile e non ha maturato una visione d’insieme delle diverse politiche pubbliche per la sostenibilità", afferma il direttore scientifico dell’ASviS, Giovannini

Economia
Sviluppo sostenibile, il Rapporto ASviS: Italia indietro, "serve cambio di passo"
(Teleborsa) - E' una fotografia fatta di molte ombre e poche luci quella scattata dal Rapporto “L’Italia e gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile”, realizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) che segnala come sia necessario un deciso cambio di passo.

A metà del percorso verso l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’Italia, infatti, mostra forti ritardi e rischia di non rispettare gli impegni assunti nel 2015 in sede Onu: rispetto al 2010, per otto dei 17 Obiettivi (Sustainable Development Goals – SDGs) si registrano contenuti miglioramenti, per sei la situazione è peggiorata e per tre è stabile. Guardando ai 33 Target valutabili con indicatori quantitativi, solo per otto si raggiungerà presumibilmente il valore fissato per il 2030, per quattordici sarà molto difficile o impossibile raggiungerlo, per nove si registrano andamenti contraddittori, per due la mancanza di dati impedisce di esprimere un giudizio. I ritardi accumulati potrebbero essere in parte recuperati, ma bisogna attuare con urgenza e incisività una serie di interventi e di riforme, come peraltro l’Italia si è impegnata a fare nel corso del Summit Onu del 18-19 settembre scorso. È ora di trasformare le promesse in atti concreti, ma il tempo a disposizione è molto limitato.

All’evento di presentazione del Rapporto, per il cui valore è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica, sono intervenuti i presidenti dell’ASviS, Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, il direttore scientifico dell’Alleanza, Enrico Giovannini, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il giudice della Corte costituzionale, Giulio Prosperetti. Sono intervenute anche le giornaliste Marianna Aprile e Agnese Pini che hanno discusso del ruolo dei media di fronte alle sfide della sostenibilità.




“Il Rapporto di quest’anno, dedicato all’analisi di quanto accaduto a livello globale, europeo e italiano da quando è stata sottoscritta l’Agenda 2030, mostra chiaramente che il nostro Paese, al contrario dell’Unione Europea, non ha imboccato in modo convinto e concreto la strada dello sviluppo sostenibile e non ha maturato una visione d’insieme delle diverse politiche pubbliche (ambientali, sociali, economiche e istituzionali) per la sostenibilità – afferma il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini. – Ciò non vuol dire che non si siano fatti alcuni passi avanti o che non si siano assunte decisioni che vanno nella giusta direzione, ma la mancanza di un impegno esplicito, corale e coerente da parte della società, delle imprese e delle forze politiche ci ha condotto su un sentiero di sviluppo insostenibile che è sotto gli occhi di tutti, come confermano anche le analisi dell’opinione pubblica italiana contenute nel Rapporto”.

In particolare, gli indicatori compositi elaborati dall’ASviS per l’Italia mostrano peggioramenti rispetto al 2010 per la povertà (Goal 1), i sistemi idrici e sociosanitari (Goal 6), la qualità degli ecosistemi terrestri e marini (Goal 14 e 15), la governance (Goal 16) e la partnership (Goal 17), una sostanziale stabilità per gli aspetti legati al cibo (Goal 2), alle disuguaglianze (Goal 10) e alle città sostenibili (Goal 11), mentre per gli altri otto Goal i miglioramenti sono inferiori al 10% in 12 anni, eccetto che per la salute (Goal 3) e l’economia circolare (Goal 12), per i quali l’aumento è leggermente superiore. In termini di disuguaglianze territoriali, sui quattordici Goal per cui sono disponibili dati regionali solo per due (Goal 10 e 16) si evidenzia una loro riduzione, per tre (2, 9 e 12) una stabilità e per i restanti nove un aumento, in totale contraddizione con il principio chiave dell’Agenda 2030 di “non lasciare nessuno indietro”.




Purtroppo, il nostro Paese è in buona compagnia. Secondo l’Onu, guardando ai Target dell’Agenda 2030 per cui sono disponibili dati affidabili, solo nel 12% dei casi si è sulla buona strada per raggiungere i valori obiettivo. Più della metà, invece, nonostante qualche progresso, sono “moderatamente o gravemente fuori strada” e circa il 30% non ha fatto registrare alcun avanzamento o si trova oggi in una condizione peggiore di quella del 2015. A livello di Unione Europea, gli indicatori dell’ASviS mostrano come dal 2010 in avanti ci siano stati progressi per gran parte degli Obiettivi, ma in vari casi si tratta di miglioramenti contenuti e ancora insufficienti per centrare i Target dell’Agenda 2030 entro questa decade. Inoltre, si nota una riduzione delle disuguaglianze tra Paesi nel conseguimento degli Obiettivi solo per otto di essi, mentre per tre le distanze sono rimaste costanti e per cinque sono addirittura aumentate.

Ancora nel dettaglio: per quanto riguarda la dimensione sociale dello sviluppo sostenibile si segnala che, tra il 2015 e il 2021, la quota di famiglie in condizione di povertà assoluta è salita dal 6,1% al 7,5% e riguarda quasi 2 milioni di famiglie, dove vivono 1,4 milioni di minori; continua ad allargarsi la disuguaglianza tra ricchi e poveri; la spesa pubblica per sanità e istruzione dell’Italia è nettamente inferiore a quella media europea; l’abbandono scolastico è pari all’11,5% (36,5% tra gli stranieri) e la disoccupazione giovanile è al 23,7%; inoltre, 1,7 milioni di giovani non studiano e non lavorano.




Quanto alla dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile l’Italia registra il 42% di perdite dai sistemi idrici; solo il 21,7% delle aree terrestri e solo l’11,2% di quelle marine sono protette; lo stato ecologico delle acque superficiali è ‘buono’ o ‘superiore’ solo per il 43% dei fiumi e dei laghi; il degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale; l’80,4% degli stock ittici è sovrasfruttato; le energie rinnovabili rappresentano solo il 19,2% del totale, quota che non consente di intraprendere il processo di netta riduzione delle emissioni su cui il Paese si è impegnato a livello UE.




Nell’ambito della dimensione economica dello sviluppo sostenibile, dopo la ripresa del biennio 2021-2022 seguita alla pandemia, l’Italia presenta ancora alcuni segnali di crescita debole che hanno caratterizzato il decennio precedente; l’occupazione cresce, ma resta forte la componente di lavoro irregolare (3 milioni di unità); passi avanti sono stati compiuti per l’economia circolare (il consumo materiale pro-capite si è ridotto del 33% in dieci anni) ed è cresciuto il tasso di innovazione (+21% tra il 2010 e il 2018), ma molte imprese mostrano resistenze ad investire nella trasformazione digitale ed ecologica; il Paese necessita di forti investimenti, anche per rendere le infrastrutture più resilienti di fronte alla crisi climatica; la finanza sta muovendosi nella direzione della sostenibilità, accompagnando il mutamento delle preferenze dei risparmiatori.




Per la dimensione istituzionale dello sviluppo sostenibile emerge che, nell’ultimo decennio, sono drasticamente diminuiti omicidi volontari e criminalità predatoria, ma sono cresciuti alcuni reati contro la persona, come le violenze sessuali (+12,5%) e le estorsioni (+55,2%). Forte è anche l’aumento di tutti i reati informatici, quali truffe e frodi (+152,3% rispetto al 2012). Il sovraffollamento carcerario, ridottosi nel decennio 2010-2019, ha ripreso a salire nell’ultimo biennio.

“Per recuperare il terreno perduto è indispensabile adottare un approccio politico e culturale che consideri la sostenibilità il fulcro di tutte le scelte, pubbliche e private. È questo l’approccio alla base della nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, approvata dal Governo esattamente un mese fa – sostiene il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini. – Negli stessi giorni, il Governo si è impegnato all’Assemblea Generale dell’Onu a predisporre un ‘Piano di accelerazione’ per il conseguimento degli Obiettivi su cui siamo più indietro, quasi tutti. Le nostre proposte possono servire per definire contenuti, tempistiche e metodologie per realizzare questo Piano”.

A tale proposito, l’ASviS avanza al Governo tre proposte concrete: assegnare alla Presidenza del Consiglio il compito di predisporre il Piano; predisporlo entro marzo 2024, affinché esso contribuisca alla preparazione del prossimo Documento di Economia e Finanza; coinvolgere la società civile e gli enti territoriali attraverso il Forum per lo sviluppo sostenibile esistente presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).


Parallelamente, occorre dare attuazione alla nuova Strategia Nazionale, costruendo in primo luogo un serio sistema di valutazione ex ante delle politiche rispetto ai diversi Obiettivi dell’Agenda 2030, al cui interno trovi spazio anche lo Youth Check, cioè la verifica del rispetto del criterio di giustizia intergenerazionale recentemente introdotto nella Costituzione, idea presente anche nel programma elettorale dell’attuale maggioranza. La valutazione d’impatto va applicata anche con riferimento alle politiche degli enti territoriali, a partire dai progetti finanziati dai nuovi fondi europei e nazionali di coesione, al fine di valutare il contributo di questi ultimi al raggiungimento dei 17 Obiettivi.



Le bozze del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima (PNIEC) e del Piano Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) devono essere rafforzate e finalizzate il prima possibile per guidare un ampio insieme di politiche economiche, sociali e ambientali da sostenere con adeguati finanziamenti. L’Italia deve poi dotarsi di una Legge per il clima, come già fatto dagli altri grandi Paesi europei, la quale sancisca l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 e gli obiettivi intermedi coerenti con esso, fissi un budget totale di carbonio e budget settoriali che traccino per i diversi comparti economici un percorso di azzeramento delle emissioni di gas serra, istituisca un Consiglio Scientifico per il Clima per assistere i decisori pubblici nella predisposizione degli interventi e monitorare i risultati via via ottenuti.




“Alla constatazione che l’Italia procede a rilento sul cammino dello sviluppo sostenibile non deve corrispondere un sentimento di disfattismo. È ancora possibile cambiare passo, consolidando la crescente consapevolezza dell’opinione pubblica, delle imprese e delle amministrazioni pubbliche sul fatto che, nonostante i negazionisti, la scelta della sostenibilità conviene tanto dal punto di vista sociale e ambientale, quanto da quello economico – dichiara la presidente dell’ASviS, Marcella Mallen. – Le numerose proposte dell’Alleanza contenute nel Rapporto rappresentano il contributo della società civile italiana per realizzare ciò che il Governo si è impegnato a fare. Allo scopo di ingaggiare sempre più l’opinione pubblica sull’importanza di perseguire uno sviluppo sostenibile e di rispettare i diritti delle future generazioni, l’ASviS propone di istituire la ‘Giornata nazionale dello sviluppo sostenibile’, da celebrare il 22 febbraio, data di pubblicazione della Legge costituzionale n. 1/2022, che ha modificato gli artt. 9 e 41 della Costituzione”.

Priorità, dunque, accelerare. In particolare, l’attuazione delle proposte avanzate dall’ASviS si articola in 13 linee di intervento prioritarie determinanti per consentire all’Italia di fare un balzo in avanti verso l’attuazione dell’Agenda 2030.


“Alcune delle proposte implicano risorse finanziarie significative, altre sono a ‘costo zero’ o quasi – conclude Enrico Giovannini. – Molti interventi, peraltro, sono in linea con le Raccomandazioni specifiche rivolte all’Italia dal Consiglio europeo a luglio scorso e potrebbero essere quindi integrati nella prossima Legge di bilancio e dei provvedimenti collegati, nonché nelle riforme previste dal PNRR”.




Le proposte dell’ASviS - chiude la nota - saranno oggetto di approfondimenti e discussioni durante gli incontri ASviS Live che si terranno il 13, 14, 21 novembre e il 6 dicembre e alla presentazione del ‘Rapporto Territori’, il 13 dicembre 2023.
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