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Pensioni, Ocse: "In Italia nel 2025 spesa record. Raggiungerà il 16,2% Pil"

Percentuale più alta tra i paesi Ocse. L'età pensionabile è la più elevata dopo la Danimarca : chi entra oggi nel mercato del lavoro italiano andrà in pensione a 71 anni

Economia, Welfare
Pensioni, Ocse: "In Italia nel 2025 spesa record. Raggiungerà il 16,2% Pil"
(Teleborsa) - In Italia nel 2025 la spesa per pensioni raggiungerà il 16,2% del Pil, la percentuale più alta tra i paesi Ocse. È quanto emerge dalle tabelle del Report Pensions at a glance pubblicato dall'Ocse secondo il quale il secondo Paese per spesa pensionistica sul Pil nell'anno considerato sarà la Francia con il 15,4%. La media Ocse nelle previsioni per il 2025 è al 9,3% mentre per l'Ue a 27 sarà all'8,5%. Secondo le previsioni dell'Ocse la spesa in percentuale del Pil in Italia salirà fino al 17,9% nel 2035 per poi ripiegare. L'Italia ha, inoltre, la quota obbligatoria più alta. Nel complesso, l'aliquota media di contribuzione effettiva per le pensioni nei paesi Ocse è del 18,2% del livello salariale medio nel 2022 con l'Italia che raggiunge il 33%. Seguono la Repubblica Ceca con il 28% e la Francia con il 27,8%. "I paesi con tassi di contribuzione più elevati – si legge nel report – spesso lo hanno fatto per prestazioni pensionistiche superiori alla media (come nel caso di Francia e Italia). Un livello più elevato di aliquote contributive – avverte l'Ocse – potrebbe danneggiare la competitività del dell'economia e una riduzione dell'occupazione totale".


Non va meglio sul fronte dell'età pensionabile. Nel nostro Paese chi inizia a lavorare ora andrà in pensione a 71 anni, l'età più alta tra paesi Ocse dopo la Danimarca. "Per chi entra ora nel mercato del lavoro – si legge nel rapporto – l'età pensionabile normale raggiungerebbe i 70 anni nel Paesi Bassi e Svezia, 71 anni in Estonia e Italia e anche 74 anni in Danimarca. Nel 2023, l'età pensionabile legale in Italia è di 67 anni, in forte aumento dopo le riforme attuate durante la crisi finanziaria globale. Ma l'Italia garantisce un ampio accesso al pensionamento anticipato, spesso senza una penalità. Al momento l'età normale di pensionamento è di circa 65 anni, in linea con la media Ocse (64,1). Per chi comincia a lavorare ora invece l'età media di uscita, a meno di nuove norme per l'anticipo, supererà di circa quattro anni la media Ocse. L'Italia è uno dei nove paesi Ocse che vincolano il pensionamento legale per età con la speranza di vita. In un sistema contributivo tale collegamento non è necessario per migliorare le finanze pensionistiche, ma mira a evitare che le persone vadano in pensione troppo presto con pensioni troppo basse e per promuovere l'occupazione". I tassi di occupazione nelle fasce di età più anziane (60-64 anni) , spiega l'Ocse, sono al livello più basso dopo la Francia e la Grecia. Le possibilità di andare in pensione prima dell'età pensionabile prevista dalla legge risultano molto vantaggiose. La concessione di benefici relativamente elevati a età relativamente basse nell'ambito delle Quote contribuisce alla seconda più alta spesa per la pensione pubblica tra i paesi Ocse, al 16,3% del Pil nel 2021. Sebbene l'aliquota contributiva sia molto elevata, le entrate derivanti dai contributi pensionistici rappresentano solo l'11% circa del Pil e necessitano di ingenti finanziamenti fiscalità generale. Per chi comincia a lavorare ora intorno ai 22 anni si prevede con l'aumento dell'aspettativa di vita che si vada in pensione a 71 anni ma che si abbia un importo della pensione rispetto allo stipendio al momento del ritiro di circa l'83% a fronte del 61% medio dell'Ocse.

In tale scenario il reddito medio delle persone di età superiore ai 65 anni in Italia è leggermente superiore a quella della popolazione totale (al 103%) mentre è in media inferiore del 12% nell'area Ocse (all'88%). Il report sottolinea come la povertà relativa tra gli over 65 sia al 10% in Italia e al 14% nell'area Ocse in media. Al momento il tasso di occupazione nella fascia tra i 60 e i 64 anni in Italia è al 41% a fronte del 54% nell'area Ocse. L'età media di effettiva uscita dal mercato del lavoro nel 2022 è a 62,5 anni contro i 63,8 dell'area Ocse. La popolazione in età da lavoro diminuirà del 35% nei prossimi 40 anni (tra il 2022 e il 2062) a fronte del calo dell'11% nell'Ocse. Cambierà il rapporto tra la fascia tra i 20 e i 64 anni e gli anziani con 78 over 65 ogni 100 tra i 20 e i 64 anni in Italia nel 2052 (54 nell'area Ocse).


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