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Gender Pay Gap, WEF: Italia scivola ancora in classifica

"siamo tra Uganda e Mongolia", dice Naila Pratelli, Program Manager Learning & Development, Valore D

Economia
Gender Pay Gap, WEF: Italia scivola ancora in classifica
(Teleborsa) - Notizie decisamente preoccupanti per l'Italia dal Global Gender Gap Report stilato ogni anno dal World Economic Forum dal quale emerge che il nostro Paese occupa la 79esima posizione nella classifica dei paesi che lo hanno compilato: "un dato molto negativo, peggiore di quello dello scorso anno, quando eravamo al 63esimo, oggi siamo tra Uganda e Mongolia". Lo ha detto Naila Pratelli Program Manager Learning & Development, Valore D.






In particolare - spiega Pratelli- "siamo nella 104esima posizione per quanto riguarda la partecipazione economica, aspetto strettamente collegato al Gender Pay Gap. Questo significa che abbiamo un Gender Pay Gap. di oltre 15% nel settore privato e parliamo di un gender pay gap unadjusted che si rivolge cioè solo alla differenza retributiva tra uomo e donna, se invece andiamo a considerare anche la differenza di tipologia contratto, part time o full time saliamo oltre il 20%.

Ad oggi è stimato che ci vorranno circa 131 anni per raggiungere la parità di genere al mondo, abbiamo molta strada fare perchè consideriamo che questo è legato a fattori culturali come, ad esempio, la genitorialità che purtroppo rappresenta ancora uno scoglio nella vita delle donne che tra l'altro si occupano del lavoro di cura, oltre del 70%, 6 ore al giorno contro le 2 degli uomini, questo ci posiziona molto più vicini a Paesi dell'Est Europa piuttosto che ad altri Paesi geograficamente più vicini, come Francia o Germania".

"Infine, conclude Pratelli - abbiamo anche una percentuale molto bassa di laureate STEM, nonostante i dati dimostrino che le donne si laureano in minor tempo e con voti più alti rispetto ai colleghi uomini quando però entrano nel mondo del lavoro il numero delle donne scende al 40%, per calare ancora al 30% in posizione quadro e crollare a poco più del 20% se parliamo di donne dirigenti".
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