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Bitdefender: la sicurezza informatica preoccupa il 67% dei consumatori di tutto il mondo

Per l’Italia la percentuale scende al 49%

Economia
Bitdefender: la sicurezza informatica preoccupa il 67% dei consumatori di tutto il mondo
(Teleborsa) - La maggioranza degli intervistati (67%) è preoccupata per la sicurezza e la privacy dell'intelligenza artificiale (AI); per l’Italia la percentuale scende al 49%. Il 78,9% degli intervistati italiani dichiara di utilizzare un dispositivo mobile per effettuare transazioni sensibili ma il 37,8% non utilizza alcun tipo di soluzione di sicurezza mobile. L'Italia ha registrato la percentuale più bassa (16,14%) in termini di incidenti di sicurezza subiti negli ultimi 12 mesi. La gestione delle password rimane uno dei punti deboli dei consumatori. La pratica di annotare le password, abitudine poco sicura, vede l’Italia al primo posto con il 50,4%. L'Italia ha registrato la percentuale più alta (43,4%) di intervistati che ritengono di non essere un obiettivo per i criminali informaticiL’Italia registra la percentuale più bassa in merito alla preoccupazione in termini di privacy e sicurezza dei bambini online (48,9%).

È quanto emerge dal ReportConsumer Cybersecurity Assessment 2024 di Bitdefender, azienda leader nella sicurezza informatica globale, che rivela le pratiche, le preoccupazioni e i comportamenti relativi alla sicurezza informatica dei consumatori di tutto il mondo. L'indagine, pubblicata oggi, è basata su un sondaggio indipendente condotto su oltre 7.000 consumatori che ha rivelato i principali comportamenti, pratiche e preoccupazioni in materia di sicurezza della loro vita digitale.

"I risultati di questo sondaggio dimostrano, più che mai, l'importanza della sensibilizzazione alla sicurezza informatica, dato il costante incremento della frequenza e della sofisticatezza degli attacchi lanciati dai criminali informatici", ha dichiarato Ciprian Istrate, senior vice president of operations, Bitdefender Consumer Solutions Group. "Il repentino aumento dell'adozione dell'intelligenza artificiale da parte dei criminali informatici ha cambiato le carte in tavola e rappresenta una minaccia senza precedenti per la sicurezza digitale dei consumatori. Con l'aumento delle truffe via SMS supportate dall'intelligenza artificiale, dei tentativi di frode e di email di phishing realizzate a regola d’arte, è indispensabile che i consumatori rimangano vigili per comprendere le migliori pratiche di sicurezza informatica e applicarle costantemente".

Notevoli le differenze che emergono tra le varie aree geografiche: gli intervistati in Spagna sono i più preoccupati con l'80%, in netto contrasto con l'Italia con solo il 49%. L’insaziabile appetito dell'IA per i dati personali che alimentano i suoi algoritmi di machine learning ha sollevato serie preoccupazioni in merito ad archiviazione, utilizzo e accesso ai dati, preoccupazioni a cui le tradizionali normative sulla protezione dei dati non sono in grado di rispondere.

Il 78% effettua transazioni riservate sui propri dispositivi, ma quasi la metà rinuncia a soluzioni di sicurezza mobile. Il 48% dei consumatori è preoccupato dall'accesso alle proprie finanze da parte di criminali informatici, seguito dal 17% per la protezione dell'identità. Più di tre quarti (78%) di tutti gli intervistati, Italia compresa, dichiarano di utilizzare un dispositivo mobile per effettuare transazioni sensibili come operazioni bancarie, accesso a conti di investimento, gestione di portafogli di criptovalute o per l'assistenza sanitaria. Tuttavia, il 45% degli intervistati non utilizza alcun tipo di soluzione di sicurezza mobile, e in particolare per l’Italia la percentuale scende al 37,8%. Gli intervistati dichiarano di non utilizzare alcun tipo di soluzione di sicurezza mobile(38%) perché si fidano della sicurezza di iOS e Android, seguito a sorpresa da un 23% (19,1% in Italia) che dichiara di non sapere che è possibile acquistare soluzioni di sicurezza per i dispositivi mobili.Quasi uno su quattro ha subito un incidente di sicurezza nell'ultimo anno.

Tra tutti gli intervistati, quasi un quarto (24%) ha dichiarato di aver subito uno o più incidenti di sicurezza negli ultimi 12 mesi. Con il 37,6%, l'Australia è in testa al numero di intervistati che hanno subito un incidente di sicurezza, seguita da Spagna (27,7%), Stati Uniti (26,7%) e Germania (26,3%). L'Italia ha registrato la percentuale più bassa, pari al 16,14%, preceduta da Regno Unito (17,2%) e Francia (19,6%).Il 37,5% degli intervistati di età compresa tra i 16 e i 24 anni ha dichiarato di aver subito un incidente di sicurezza, rispetto ad appena l'11,9% degli intervistati di età superiore ai 55 anni. Questo dato è correlato alla capacità di riconoscere (o in questo caso di non riconoscere) le truffe con l'avanzare dell'età.

Sorprendentemente, le truffe via SMS sono state l'incidente di sicurezza più sperimentato dal 45,4% degli intervistati complessivi, precedendo i tentativi di frode (44%), le email di phishing (42%), l'esposizione dei dati (27,5%), le infezioni malware (18,3%) e il doxing (9,7%). I tentativi di phishing sono risultati più diffusi in Italia, Spagna, Australia, Germania e Stati Uniti, con una media del 46%. Le infezioni malware sono state segnalate soprattutto tra i 35 e i 44 anni, il che suggerisce che i Millennials sono più inclini a scaricare software non ufficiali o contenuti pirata e a cliccare su link sospetti.

La gestione di più account online è lo status quo. Oltre un terzo (35,7%) di tutti gli intervistati ha dichiarato di gestire da sei a 10 (o più) account online per gestire il proprio stile di vita digitale, tra cui acquisti, operazioni bancarie, social media e intrattenimento. Gli Stati Uniti sono in testa con il 7% di intervistati che hanno 10 o più account, mentre la Francia è in testa con il 42% e l’Italia seconda con il 34,7% di intervistati che hanno meno account (tra uno e due).

La gestione delle password rimane un punto debole evidente. Ottenere le credenziali di accesso è sempre stato un obiettivo fondamentale per i criminali informatici, ma il modo in cui i consumatori continuano a gestire le loro password è allarmante. Oltre un terzo (37%) annota le proprie password con l’Italia che si posiziona al primo posto con il 50.4%. Il 34% usa la stessa password per due o più account. Il 17,3% utilizza la funzione di compilazione automatica del browser web e il 14,4% la funzione di compilazione automatica della password efficace di Apple. Una nota positiva è che il 23% (il 19% per l’Italia) degli intervistati ha dichiarato di utilizzare un gestore di password.

La maggioranza ritiene di non essere un bersaglio dei criminali informatici (ma con una precisazione) - il 76% di tutti gli intervistati ha dichiarato di non ritenersi un bersaglio o di non essere sicuro. L'Italia ha registrato la percentuale più alta (43,4%) di intervistati che ritengono di non essere un obiettivo per i criminali informatici. Sebbene questa affermazione sia corretta, il contesto dal punto di vista del consumatore può essere fuorviante e favorire pratiche di sicurezza informatica scorrette. Gli hacker di solito non prendono di mira un individuo (un'idea sbagliata comune), ma piuttosto cercano sistemi vulnerabili e sfruttano a loro vantaggio comportamenti di scarsa sicurezza informatica.

Per quanto riguarda l’utilizzo di una rete privata virtuale (VPN), una buona percentuale di intervistati (48,3%), in Italia il 51,5%, ha dichiarato di non utilizzarne affatto una. Tra coloro che utilizzano una VPN, più di un quarto (27%) afferma che è per trovare offerte basate sulla posizione o per lo streaming di contenuti non disponibili nella propria regione. In Italia poco più di un intervistato su 8 (13%) ha dichiarato di utilizzare una VPN per crittografare i dati e rendere più sicure le comunicazioni.

La maggior parte degli intervistati è consapevole dei rischi di esposizione dei bambini alle minacce on line, tra cui cyberbullismo, adescamento, privacy, truffe, contenuti inappropriati e, infine, il troppo tempo trascorso sullo schermo. Circa il 70% ha dichiarato di essere preoccupato per la privacy e la sicurezza dei bambini online. Un terzo ha dichiarato di essere molto preoccupato. L’Italia registra la percentuale più bassa dove il 48,9% degli intervistati si è detto preoccupato e solo il 13,9% molto preoccupato.

Per quanto riguarda il pericolo di essere 'doxato' (la ricerca e la pubblicazione di informazioni private o identificative di una persona su Internet, in genere con intento malevolo) più della metà (54,2%) degli intervistati ha dichiarato di esserne preoccupato e, tra questi, il 15,1% è molto preoccupato. In Italia, ha espresso preoccupazione il 42% degli intervistati, la percentuale più bassa tra tutti gli altri paesi.
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