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“Dieci anni e ottantasette giorni”, diciassette opere che narrano l’attesa nel braccio della morte

Economia
“Dieci anni e ottantasette giorni”, diciassette opere che narrano l’attesa nel braccio della morte
(Teleborsa) - Arriva a Firenze la mostra fotografica "Ten Years and Eighty-Seven Days" di Luisa Menazzi Moretti, esposta presso la RFK International House of Human Rights di Firenze. Diciassette immagini interpretano la condizione dei condannati, costretti ad aspettare la morte per dieci anni e ottantasette giorni, in solitudine, in celle che misurano due metri per tre, avendo a disposizione solo una radio. Questo è il tempo medio e la condizione che attende un prigioniero nel braccio della morte di Livingstone, in Texas, prima dell’esecuzione (a partire dal 1982, quando è stata introdotta l’iniezione letale, sono stati giustiziati 583 detenuti).

Le fotografie di Menazzi Moretti danno forma ai pensieri degli uomini e delle donne, immortalano la solitudine, i silenzi, la sofferenza del lunghissimo tempo sospeso. Non ci sono i volti dei condannati, né la loro vita ritratta dentro le celle. Ci sono però immagini ispirate dalle parole nell’attesa che l’artista estrapola da lettere, diari, ultime dichiarazioni prima dell’iniezione letale, per ricavarne un’installazione attraverso fotografie che nascono e si ispirano a quelle parole.

Un lavoro intenso che, dopo essere stato a Berlino, Siena, Treviso e Brescia, oggi approda a Firenze, nel complesso de Le Murate presso la Casa dei Diritti Umani della Robert F. Kennedy Human Rights Italia. Un luogo iconico, come sottolinea il Segretario Generale RFK Italia, Federico Moro: "Probabilmente non c’è luogo migliore di questo per dibattere determinate tematiche. Un ex carcere che ora invece è diventato simbolo di inclusione, di scambio sociale e culturale. In questo mese in cui ospiteremo la mostra, vogliamo invitare la cittadinanza a riflettere su un tema forte quale quello della pena capitale. Ci auguriamo che saranno in molti i visitatori, a partire dai più giovani, perché da loro parte il cambiamento. Firenze è storicamente culla della difesa dei diritti e della libertà, lo ha dimostrato e continuerà a farlo. La RFK International House of Human Rights opera sul territorio da più di dieci anni, abbiamo ottenuto importanti risultati e vogliamo proseguire con questo spirito per dare un contributo attivo e concreto".

Dopo il vernissage odierno, la mostra (ospitata fino al 3 maggio) sarà aperta al pubblico gratuitamente e sarà possibile prenotare visite scolastiche. Un’occasione per riaccendere il dibattito su una tematica così sensibile ed un appuntamento per ammirare opere apprezzate in tutto il mondo, basti pensare che l’esposizione ha anche ottenuto la menzione speciale all’International Photography Awards di New York.

"Sono grata alla RFK Human Rights Italia che mi permette di presentare il mio lavoro a Firenze, anche perché il Granducato di Toscana fu il primo Stato al mondo che abolì la pena capitale. Nel 1786 adottò un nuovo Codice Penale in cui, per la prima volta, se ne decretava l’abolizione. Fu una riforma rivoluzionaria per l’epoca, voluta dal Granduca Pietro Leopoldo che condivideva le istanze di Cesare Beccaria nel suo "Dei delitti e delle Pene" (1764). Sono passati quasi 250 anni da allora, ma nel 2024, in 27 dei 50 Stati americani, la pena di morte è ancora praticata. E il Texas, che è la mia seconda patria, è lo Stato più attivo in questa crudele punizione. Questa mostra vuole invitare a riflettere su questa contraddizione, a riconsiderare la necessità di diversi modi per considerare questa pena irrevocabile e disumana", ha commentato l’artista Luisa Menazzi Moretti.
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