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TIM, Bluebell designa Laurence Lafont come CEO. Vendita Brasile non è priorità

Finanza, Telecomunicazioni
TIM, Bluebell designa Laurence Lafont come CEO. Vendita Brasile non è priorità
(Teleborsa) - L'investitore attivista Bluebell Capital Partners, guidato da Giuseppe Bivona, ha svelato l'intenzione di proporre Laurence Lafont come CEO di TIM nel caso la sua campagna vada a buon fine alla prossima assemblea degli azionisti.

Il 29 marzo 2024 Bluebell ha presentato per il board di TIM una lista di maggioranza composta interamente da amministratori indipendenti. La lista è stata redatta tenendo presente un solo criterio: la competenza dei candidati. "Obiettivo unico e condiviso dai nostri candidati è massimizzare il valore di TIM, lavorando insieme agli amministratori di minoranza senza alcuna ambizione personale", si legge nel piano annunciato oggi. TIM "ha bisogno di ritrovare quella sintonia tra amministratori, azionisti e management che è andata perduta negli ultimi anni", viene sottolineato.

Laurence Lafont, manager con una lunga carriera nel settore della tecnologia e delle telecomunicazioni (Google, Microsoft, Oracle, Nokia, Orange) è il CEO designato. L'annuncio è arrivato solo oggi, e non al momento della presentazione della nostra lista, perché Lafont si è dimessa solo la settimana scorsa dal ruolo di Head of Strategic Industries and Executive Board Member presso Google Cloud EMEA.

La separazione della NetCo

Bluebell ritiene che la decisione strategica di vendere NetCo (l'asset più prezioso di TIM) sia stata errata fin dall'inizio (evidenziata anche dall'estrema rarità di una simile mossa tra gli operatori di telecomunicazioni). L'accordo "è stato negoziato nel totale disprezzo degli azionisti (non solo del maggiore azionista Vivendi), ai quali è stato impedito di votare su una transazione così trasformativa" e l'unico mandato fornito da Bluebell ai suoi candidati al board è quello di esaminare lo stato della transazione e di agire nel migliore interesse di TIM e di tutti i suoi azionisti".

Il break-up di ServiceCo

Bluebell è contraria a un break-up di ServiceCo e si aspetta che il nuovo board e il management valutino la migliore linea d'azione per massimizzare il valore di ciascuna componente (TIM Brasil, Enterprise, Consumer). "Riteniamo che esista un enorme potenziale nel settore Enterprise, data l'opportunità di trasformazione digitale e la posizione di leadership di TIM nel mercato italiano - si legge nel documento - Il Consumer è senza dubbio un business più impegnativo e competitivo. Tuttavia, il marchio, le infrastrutture e il posizionamento competitivo di TIM dovrebbero consentirle di uscire vittoriosa dalla riduzione della guerra dei prezzi scatenata in particolare dall'ingresso di Iliad".

La vendita di TIM Brasil "non dovrebbe essere una priorità dato il valore dell'opzione considerando il suo tasso di crescita più elevato, una redditività quasi doppia e una leva finanziaria inferiore rispetto a TIM". Infine, il nuovo management dovrebbe condurre una revisione approfondita della base costi di TIM, anche attraverso il benchmarking con i peer, e riqualificare le risorse nelle aree di maggiore crescita.

Le critiche

Bluebell non risparmia critiche al management attuale, affermando che il mercato ha perso la fiducia in esso e che il Capital Market Day del 7 marzo 2024 è stato "ampiamente considerato una debacle", e alla lista concorrente presentata da Merlyn, che ha mandato "messaggi incoerenti, ambigui e imprecisi su NetCo" e la cui campagna su TIM "appare come un investimento opportunistico a breve termine".

Il valore inespresso

La società guidata da Giuseppe Bivona vede un potenziale di rialzo di TIM nell'ordine del 100% rispetto al livello attuale. "Se la strategia viene attuata correttamente e viene ristabilito un ambiente armonioso tra management, membri del consiglio di amministrazione e azionisti, non dovrebbe esserci alcun motivo per cui TIM dovrebbe operare a sconto rispetto ai peer (attualmente stimato a circa il 60% su EV/EBITDA AL e a circa 50 % su EV/EBITDA AL - Capex vs peers)", si legge nel piano. "Ma tutto si riduce a esecuzione, esecuzione, esecuzione", è la conclusione.
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