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Capaci, Mattarella: "Mafia sempre in agguato, ma destinata a finire"

La dichiarazione del presidente della Repubblica in occasione del 32esimo anniversario della strage. Meloni: "Valori di Falcone più forti del tritolo e delle bombe di vigliacchi criminali senza scrupoli"

Economia
Capaci, Mattarella: "Mafia sempre in agguato, ma destinata a finire"
(Teleborsa) - "L'attentato di Capaci fu un attacco che la mafia volle scientemente portare alla democrazia italiana. Una strategia criminale, che dopo poche settimane replicò il medesimo, disumano, orrore in via D'Amelio. Ferma fu la reazione delle Istituzioni e del popolo italiano. Ne scaturì una mobilitazione delle coscienze. La lezione di vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino divennero parte della migliore etica della Repubblica". Queste le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 32esimo anniversario della strage di Capaci.

"A trentadue anni da quel tragico 23 maggio – ha proseguito Mattarella – è doveroso ricordare anzitutto il sacrificio di chi venne barbaramente ucciso: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. Insieme a loro ricordiamo Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Testimoni di legalità, il cui nome resta segnato con caratteri indelebili nella nostra storia. I loro nomi sono affermazione di impegno per una vittoria definitiva sul cancro mafioso e il pensiero commosso va ai loro familiari che ne custodiscono memoria ed eredità morale. Come sostenevano Falcone e Borsellino, la Repubblica ha dimostrato che la mafia può essere sconfitta e che è destinata a finire. L'impegno nel combatterla non viene mai meno. I tentativi di inquinamento della società civile, le intimidazioni nei confronti degli operatori economici, – ha avvertito Mattarella – sono sempre in agguato. La Giornata della legalità che si celebra vuole essere il segno di una responsabilità comune. È necessario tenere alta la vigilanza. Gli anticorpi istituzionali, la mobilitazione sociale per impedire che le organizzazioni mafiose trovino sponde in aree grigie e compiacenti, non possono essere indeboliti. L'eredità di Falcone e Borsellino – ha concluso – è un patrimonio vivo che appartiene all'intera comunità nazionale. Portare avanti la loro opera vuol dire lavorare per una società migliore".

"Ricorre oggi il 32esimo anniversario della strage di Capaci. Giovanni Falcone – afferma sui social la premier Giorgia Meloni – ci ha insegnato che 'gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini'. Fare ogni giorno tesoro di queste parole è il modo migliore che tutti noi abbiamo per onorare il sacrificio di chi ha perso la vita a Capaci quel 23 maggio 1992. Non disperdere i loro insegnamenti, il loro coraggio, portare avanti quei valori di Libertà, Giustizia e Legalità che hanno reso immortali: più forti del tritolo e delle bombe di vigliacchi criminali senza scrupoli. Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani e tutti gli altri eroi che hanno combattuto per una società libera dall'oppressione mafiosa, vivono ancora e per sempre nei nostri cuori. Le loro idee camminano sulle nostre gambe e su quelle di chi verrà dopo di noi. Contro ogni mafia, sempre".

Oggi, prima di recarsi a Palazzo Jung, dove si ricordano Giovanni Falcone e la sua scorta, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è andato a deporre una corona di fiori al Giardino della memoria di Capaci, nel luogo della strage. Con Piantedosi anche il ministro Carlo Nordio e il capo della polizia, Vittorio Pisani.

"La strage di Capaci ha segnato la storia dell'Italia, certamente in negativo, ma anche in positivo perché la rivoluzione civile e culturale che affiancò la repressione dello Stato portò un colpo durissimo a Cosa nostra, che ne risente ancora oggi – ha affermato la presidente della commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo –. È evidente che quello che in questo momento manca è soprattutto quell'attenzione e quella risposta dalla popolazione con la stessa forza. La criminalità organizzata ha cambiato volto, ma rimane un problema per la nostra nazione". La commissione – ha aggiunto Colosimo – sta "dedicando molte attenzioni alle stragi di mafia in Sicilia del 1993. È innanzitutto un dovere morale nei confronti dei familiari delle vittime. Abbiamo iniziato un approfondimento sulla strage di via D'Amelio e lo stiamo facendo perché, secondo me, proprio i 57 giorni che dividono la strage di Capaci da quella in via D'Amelio hanno ancora troppi segreti che, dal punto di vista della commissione parlamentare Antimafia devono venire fuori. Occorre dare una verità storica a quel periodo, senza mai sovrapporsi alle indagini in corso, ma con la forza di chi sa che quegli uomini hanno bisogno ancora oggi di Giustizia".

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