(Teleborsa) -
Non c'è pace per il peso argentino, che continua a soffrire nell'era Millei, neutralizzando i tentativi del governo di stabilizzare il mercato dei cambi e di rimuovere i controlli valutari.
Sul mercato nero, il peso argentino
è crollato del 15% nell'ultima settimana, attestandosi
a quota 1.300 contro il dollaro, mentre sul
mercato finanziario parallelo, dove accedono trader ed imprese, il cambio è crollato
del 12% su un minimo di 1.247 peso per dollaro. Il divario fra il mercato ufficiale ed il mercato parallelo è cresciuto a 873 pesos, pari a circa il 40%.
A dicembre scorso, una delle prime azioni shock mese a punto dal
Presidente Millei e da suo ministro delle finanze aveva prodotto una
svalutazione del peso del 50% circa da meni di 400 a 800 peso per dollaro.
La valuta argentina, confermando una
enorme volatilità, continua a risentire delle politiche messe a punto dalla
banca centrale, che ha abbattuto il costo del denaro,
tagliando i tassi di riferimento dal 70% al 40% nel tentativo di bloccare la creazione di moneta (stampa di banconote) che alimenta l'inflazione. L'Argentina è divorata da
un'inflazione che galoppa e che ha sfiorato ad aprile un livello del 300%, impoverendo le famiglie ed il Paese.
L'ennesimo crollo del peso è stato incentivato dalle
dichiarazioni del Presidente Millei, che ha ribadito la volontà di rottamare la valuta argentina e
sostituire il peso con il dollaro. Questa ipotesi aveva già provocato un tracollo del peso lo scorso dicembre.