Belgio a parte, borse globali e spread italo-spagnoli non possono continuare a salire insieme.
Il mondo si è sentito prossimo all’abisso più volte per la Grecia, vissuta come il detonatore di una crisi finanziaria planetaria, mentre
ora ha deciso di declassare a fatto locale lo spread di Italia e Spagna, due paesi che, sommati, hanno un Pil 13 volte più grande di quello greco.
Delle due l’una. O le borse si fermano e tornano indietro oppure qualcuno, anche dall’estero, inizia a farsi coraggio e a comprarsi anche Btp e Bonos.
La prima alternativa avrebbe senso se la situazione in Italia e Spagna stesse continuando a deteriorarsi e fosse oggi peggiore rispetto a due settimane fa, quando Eurolandia nel suo complesso veniva percepita come sull’orlo del precipizio. Si dà però il caso che la
Spagna abbia concordato un piano di risanamento forte e credibile con Bruxelles e abbia avuto in cambio da Europa e Bce un impegno concreto, anche se ancora da definire in dettagli importanti, per la salvezza delle sue banche. Quanto all’
Italia, la spending review e il piano di dismissioni di quote di patrimonio immobiliare pubblico sono stati passi significativi nella direzione giusta. Lo spread, solitamente definito un termometro sensibilissimo e quindi prezioso, non ha registrato questi cambiamenti positivi ed è come se si fosse rotto.
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