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Flatus vocis

Una disputa ontologica divide i mercati

Vediamo i gatti randagi per strada. Conosciamo il gatto Felix dei cartoni animati e il gatto Mirtillo dei vicini di pianerottolo. In più, abbiamo tutti un'idea generale di che cosa sia un gatto, tanto che potremmo disegnarne uno, magari stilizzato.

Le difficoltà cominciano quando cerchiamo di stabilire che rapporto c'è tra i singoli gatti che abbiamo visto nella vita e l'idea di gatto che ci ritroviamo in testa. L'idea di gatto è innata, dicono alcuni, e i singoli gatti sono solo pallide copie imperfette del Gatto ideale, eterno e perfetto nel suo splendore. Non diciamo sciocchezze, rispondono altri, esistono veramente solo Mirtillo, Fritz e Birillo, i gatti singoli. Il Gatto con la maiuscola che piace ai platonici non esiste sul serio, dicono Roscellino e Occam, è solo un concetto di comodo che ci formiamo nella testa e che è utile per comunicare. Aristotele, uomo di compromessi, sceglie una posizione intermedia e sostiene che i singoli gatti si portano dentro il Gatto universale come essenza reale.
Su questa delicata questione, ancora oggi dibattuta nella filosofia analitica, sono stati scritti non scaffali ma biblioteche intere di libri. L'universale è ante rem, in re o post rem? Precede la singola cosa, è connaturato in questa o è un semplice soffio di voce, un flatus vocis?

E poiché la metafisica, anche quando la cacciamo dalla porta, rientra sempre dalla finestra, ecco che nei mercati finanziari in questi giorni non si fa altro che discutere di una questione squisitamente ontologica. Esiste l'Inflazione con la maiuscola o esistono solo le inflazioni con la minuscola, quelle delle singole cose?
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